Nella ormai lunga storia della protesi d’anca, le discussioni su forme o dimensioni degli impianti sono state abbondantemente superate da quelle sui materiali di attrito. Un argomento delicato che viene definito dal termine: tribologia.
La tribologia è la scienza che studia l’attrito, la lubrificazione e l’usura, ovvero tutti i problemi che possono presentarsi tra superfici che interagiscono e sono sottoposte a carico.
I materiali oggi in uso sono di tre tipi: polietilene, ceramica, metallo. L’ormai lunghissimo follow-up che gli impianti di protesi d’anca hanno raggiunto fin dalla metà del ‘900, hanno dato come risultato il vasto utilizzo del polietilene, seguito dalla ceramica e infine dal metallo.
Su quest’ultimo bisognerebbe aprire un capitolo a parte di cui abbiamo accennato qualcosa in un nostro precedente post. Perciò che riguarda la ceramica, essa è spesso prediletta per i pazienti molto giovani, ma si deve notare un forte recupero del polietilene.
Recentemente, infatti, l’uso di questo polimero è stato intensificato grazie all’introduzione di polietileni sempre più resistenti a seconda delle lavorazioni cui vengono sottoposti.
Il tallone d’Achille del polietilene è sempre stato il rischio di usura precoce ma negli ultimi anni siamo stati testimoni del successo di polietileni di ultima generazione che hanno raggiunto anche i 10 anni di follow-up.
Ciò potrebbe rimetterli al primo posto nella scelta del chirurgo anche per pazienti giovani e soprattutto sportivi, dato il superiore potere elastico e di assorbimento degli urti che questo materiale ha per natura.