Protesidanca.net | Anca, Ginocchio, Spalla | Dal 2001 al 2019 più che raddoppiati gli interventi: uno ogni 2.4 minuti

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Il Dr Cammarano ed il Dr De Peppo durante un intervento di Protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore a Roma – Ars Medica

Dal 2001 al 2019 il numero totale di impianti di protesi ortopediche in Italia è più che raddoppiato, con i 220.447 interventi del 2019 che rappresentano un intervento ogni 2.4 minuti. Questi i dati del Registro Italiano ArtroProtesi (RIAP)* – il sistema istituito presso l’ISS che raccoglie e analizza i dati degli interventi e dei dispositivi impiantati.

La crescita degli interventi di artroprotesi in Italia è stata mediamente del 4.2% all’anno. Il trend è legato all’aumento della longevità e all’elevata richiesta funzionale dei pazienti più giovani che stanno via via aumentando unitamente agli aggiornamenti tecnologici ed all’affermarsi dei nuovi accessi chirurgici mini invasivi. Nel 2020 il lockdown ha comportato il rinvio dell’intervento per più di 50.000 pazienti (quasi 1/4 del totale nazionale annuale).

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Il Dr Cammarano ed il Dr De Peppo

Secondo i dati del Report RIAP 2019 oltre il 20% degli interventi si concentra in Lombardia (era così anche nel 2001), seguita da Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Piemonte e Lazio. In queste sei regioni, si effettua oltre il 67% degli impianti. Nel Sud, le regioni più attive sono Campania, Puglia e Sicilia che in totale coprono oltre il 15% del volume nazionale.

Secondo i dati raccolti dal RIAP, nel 2018 l’età media dei pazienti operati per la protesi d’anca 74 anni per le donne e 68 anni per gli uomini. Il 60% sono donne.

*Cos’è il Registro Italiano Artroprotesi

Il Registro Italiano ArtroProtesi (RIAP)  è una base di dati sugli interventi di impianto di protesi ortopediche, la cui realizzazione è stata avviata dall’Istituto Superiore di Sanità su richiesta del Ministero della salute nel 2006. Il RIAP ha come obiettivo finale la tutela della salute e della sicurezza del paziente e nasce per organizzare la struttura informativa e collaborativa tra le varie istituzioni. Il Registro raccoglie i dati applicando una propria metodologia che considera le SDO integrate da un set minimo di informazioni aggiuntive indispensabili per effettuare le successive valutazioni di esito. L’obiettivo è raccogliere i dati di tutti gli interventi di protesi ortopediche (anca, ginocchio, spalla caviglia e, in futuro, altre articolazioni) effettuati in Italia, insieme alle informazioni relative al paziente, all’intervento effettuato e al dispositivo impiantato. In prossimo futuro sarà possibile, attraverso cosiddetta “analisi di sopravvivenza”, identificare le protesi con tassi di fallimento superiori alla media e supportare le regioni nell’avviare le procedure di monitoraggio delle condizioni cliniche dei pazienti a rischio. Il RIAP rappresenta una linea di attività del più ampio Registro Nazionale delle Protesi Impiantabili, istituito presso l’ISS dal DPCM 3/3/2017.

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Approccio anteriore all’anca

Protesidanca.net | Dr Cammarano & Dr De Peppo | La storia di Tom un paziente che NON rinuncia a correre la Maratona di New York anche dopo la protesi d’anca

Sempre più giovani sono i pazienti che affrontano l’intervento per poter riprendere a muoversi o a correre. La storia di Tom (operato da un’altra equipe in America) è solo una altro esempio di quanto sia importante mantenere un livello appropriato di movimento anche dopo l’intervento. Certo non è necessario affrontare maratone ma muoversi è sempre l’obiettivo più importante.

Con oltre 500 gare completate al suo attivo, si potrebbe dire che Tom sia appassionato di corsa, ma più recentemente si è chiesto come sarebbe stato correre dopo un intervento chirurgico di sostituzione protesica dell’anca. 

Ha iniziato la sua carriera di corridore al liceo dove ha partecipato al cross country e ha trascorso la maggior parte della sua vita da adulto correndo i 5 mila poi i 10 mila e mezze maratone.

Ho corso la mia prima maratona a 40 anni nel 2002

Nel corso di un paio di decenni, Tom ha avuto problemi alle ginocchia e ha sviluppato l’artrosi all’anca.

correre dopo la sostituzione dell'anca
Tom in gara

Correre dopo la sostituzione dell’anca e gli interventi chirurgici al ginocchio

“Ho subito un intervento chirurgico al menisco su entrambe le ginocchia nel 2003 e nel 2004”, dice Tom. Gli interventi chirurgici hanno avuto successo e da allora Tom non ha avuto problemi significativi.

Il percorso per correre dopo la protesi d’anca

Sebbene i suoi problemi al ginocchio siano stati curati e sia tornato a correre, l’anca destra di Tom ha iniziato a dargli problemi. Gli è stata diagnosticata una artrosi e avrebbe avuto bisogno di un intervento chirurgico quando fosse diventata troppo dolorosa.

Sì o no alla corsa dopo l’intervento?

L’anca di Tom era ormai arrivata ad articolare osso su osso e lui stava ancora correndo, ma ha pensato che avrebbe dovuto ritirarsi dopo aver corso la sua ventesima maratona. Dopotutto, era un bel numero tondo, ha detto.

Correre dopo la protesi diventa una realtà

All’inizio del 2019, Tom ha deciso di sottoporsi a un intervento chirurgico di sostituzione protesica dell’anca.

Ricominciare a correre dopo l’intervento durante il COVID

Quando è giunta la pandemia di COVID, sembrava che correre qualsiasi gara fosse fuori questione.

“Ho corso con il mio club di corsa a Evanston”, dice Tom, “ma non c’erano gare da fare nel 2020. Ho fatto una mezza maratona nel maggio del 2021”.

Durante l’estate del 2021, ha gradualmente aumentato la distanza nel fine settimana. “L’anca sembrava andare bene”, dice. “Ho trovato facile correre con i miei amici, quindi ho corso con loro”.

Tom ha corso comodamente fino ai 15 km poi i 18 e si è reso conto che poteva partecipare ad una maratona autunnale.

Tom si iscrive alla maratona di New York

“Ho scelto New York City una delle mie maratone preferite per l’eccitazione della folla”, dice Tom. “Chicago era un’opzione, ma al Columbus Day può fare caldo, mentre New York a novembre è decisamente cool.”

Come si è piazzato Tom

Il tempo di Tom per la TCS New York City Marathon 2021 è stato di 4 ore e 17 minuti. Era contento del risultato, finendo nella prima metà dei partecipanti.

Ha raccontato che è stato difficile affrontare ponti e colline poiché la sua preparazione è stata fatta lungo i terreni pianeggianti dell’Illinois, ma è stato in grado di gareggiare senza avere dolore.

correre dopo la sostituzione dell'anca
Tom alla Martona di New York

L’anca non operata come sta andando?

Finora la sua anca sana sta andando bene. Tom sa che potrebbe accelerare l’usura della cartilagine dell’anca sana con i livelli di corsa cui viaggia ma preferisce muoversi che bloccarsi in poltrona a 60 anni.

“Sono stato in grado di riprendermi abbastanza rapidamente”, dice Tom. “Aiuta il fatto che avevo 56 anni al momento dell’ntervento”.

Correre dopo la sostituzione dell’anca: raccogliere i frutti

L’amore di Tom per la corsa non riguarda solo le sensazioni che ama. “Conosco sempre nuove persone e ciò mi piace”, dice. “Sarebbe stata davvero dura smettere di fare movimento”.

Cosa riserva il futuro per correre dopo la sostituzione dell’anca?

Tom dice che ha in programma di seguire il ritmo in futuro facendo una mezza maratona nel gennaio 2022 e forse un’altra maratona in autunno. “Ho sicuramente intenzione di andare avanti”.

Fonte IBJI

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Protesi Anca, Ginocchio, Spalla | Dal 2001 al 2019 più che raddoppiati gli interventi: uno ogni 2.4 minuti

Il Dr Cammarano ed il Dr De Peppo durante un intervento di Protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore a Roma – Ars Medica

Dal 2001 al 2019 il numero totale di impianti di protesi ortopediche in Italia è più che raddoppiato, con i 220.447 interventi del 2019 che rappresentano un intervento ogni 2.4 minuti. Questi i dati del Registro Italiano ArtroProtesi (RIAP)* – il sistema istituito presso l’ISS che raccoglie e analizza i dati degli interventi e dei dispositivi impiantati.

La crescita degli interventi di artroprotesi in Italia è stata mediamente del 4.2% all’anno. Il trend è legato all’aumento della longevità e all’elevata richiesta funzionale dei pazienti più giovani che stanno via via aumentando unitamente agli aggiornamenti tecnologici ed all’affermarsi dei nuovi accessi chirurgici mini invasivi. Nel 2020 il lockdown ha comportato il rinvio dell’intervento per più di 50.000 pazienti (quasi 1/4 del totale nazionale annuale).

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Secondo i dati del Report RIAP 2019 oltre il 20% degli interventi si concentra in Lombardia (era così anche nel 2001), seguita da Emilia-Romagna, Veneto, Toscana, Piemonte e Lazio. In queste sei regioni, si effettua oltre il 67% degli impianti. Nel Sud, le regioni più attive sono Campania, Puglia e Sicilia che in totale coprono oltre il 15% del volume nazionale.

Secondo i dati raccolti dal RIAP, nel 2018 l’età media dei pazienti operati per la protesi d’anca 74 anni per le donne e 68 anni per gli uomini. Il 60% sono donne.

*Cos’è il Registro Italiano Artroprotesi

Il Registro Italiano ArtroProtesi (RIAP)  è una base di dati sugli interventi di impianto di protesi ortopediche, la cui realizzazione è stata avviata dall’Istituto Superiore di Sanità su richiesta del Ministero della salute nel 2006. Il RIAP ha come obiettivo finale la tutela della salute e della sicurezza del paziente e nasce per organizzare la struttura informativa e collaborativa tra le varie istituzioni. Il Registro raccoglie i dati applicando una propria metodologia che considera le SDO integrate da un set minimo di informazioni aggiuntive indispensabili per effettuare le successive valutazioni di esito. L’obiettivo è raccogliere i dati di tutti gli interventi di protesi ortopediche (anca, ginocchio, spalla caviglia e, in futuro, altre articolazioni) effettuati in Italia, insieme alle informazioni relative al paziente, all’intervento effettuato e al dispositivo impiantato. In prossimo futuro sarà possibile, attraverso cosiddetta “analisi di sopravvivenza”, identificare le protesi con tassi di fallimento superiori alla media e supportare le regioni nell’avviare le procedure di monitoraggio delle condizioni cliniche dei pazienti a rischio. Il RIAP rappresenta una linea di attività del più ampio Registro Nazionale delle Protesi Impiantabili, istituito presso l’ISS dal DPCM 3/3/2017.

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Protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore e Sport | Recuperare rapidamente e tornare ad essere liberi di muoversi

Negli ultimi anni l’evoluzione dei materiali, degli strumentari e l’avvento della chirurgia mininvasiva anteriore all’anca hanno determinato risultati talmente soddisfacenti che l’attenzione non si è più posta nel recupero del passo, del camminare normalmente, quanto nel correre e nella ripresa dell’attività sportiva.

I pazienti sono sempre più giovani ma anche i meno giovani sono comunque più orientati verso l’attività motoria e quindi a una volontà, sempre maggiore, di ritornare a muoversi, a ballare e perché no a fare sport come nuoto, tennis o padel.

Una delle domande più frequenti, soprattutto in Italia, riguarda lo sci, sport molto praticato a livello di massa. A questo proposito, il paziente che ha subito un intervento di protesi d’anca può tornare a praticare lo sci alpino ma sarebbe preferibile che abbia già una buona padronanza e non affronti percorsi estremi o comunque pericolosi. Ma ciò ovviamente è legato al buon senso di ognuno.

Nel caso in cui il soggetto non fosse mai stato particolarmente esperto o non avesse mai provato a sciare, sarebbe preferibile optare per lo sci di fondo che offre ugualmente un grosso stimolo alla ripresa del tono muscolare.

Quali sono i vantaggi offerti dall’accesso mini-invasivo anteriore?

  • Un più rapido recupero post operatorio poiché permette al chirurgo di lavorare tra i muscoli e i tessuti senza staccarli o tagliarli mantenendoli integri.
  • Ridotta o assente riabilitazione fisioterapica post-operatoria
  • Minore dolore muscolare = immediata ripresa della funzionalità dell’articolazione
  • Aiuta a prevenire il rischio di lussazioni protesiche mantenendo la nuova articolazione in sede proprio grazie alla conservazione integrale delle strutture muscolari. 
  • Rende minore la perdita ematica intra-operatoria.

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Protesi d’anca Mininvasiva | Il ritorno alla attività sportiva è una delle domande più frequenti dei pazienti 

Il ritorno alla attività sportiva è una delle domande più frequenti dei pazienti e il desiderio di ritorno ad una specifica attività sportiva è oggi un fattore determinante nel decidere di sottoporsi all’intervento. La maggior parte dei pazienti ha indicato come principale spinta all’intervento il sollievo da un dolore divenuto asfissiante, ma sono molti quelli vedono il ritorno allo sport come motivazione primaria. Diversi studi hanno cercato di chiarire quali sport i pazienti possano riprendere più facilmente e quale sia il livello che possono essere in grado di ritrovare.

Roger Federer in azione

Tra i vari sport praticati da pazienti operati ci sono anche attività ad alto impatto come jogging ad esempio ma sono anche molti i pazienti che hanno preferito passare a sport a minore impatto su consiglio di medici o fisioterapisti. Ultimamente uno degli sport precedentemente definiti ad alto impatto, il tennis, è stato invece rimosso da tale considerazione. Studi scientifici hanno dimostrato che giocare a tennis non mettere in pericolo la sopravvivenza dell’impianto e questo grazie anche alla sempre presenza in campo di giovani pazienti operati.

Federer e Nadal in doppio

Il Tennis non agonistico specialmente nel doppio, non presenta particolari controindicazioni sia dal punto di vista degli spostamenti, che da quello del carico, in particolar modo quando è giocato sulla terra rossa. Nuovi sport della racchetta come il Padel ad esempio, si sono affacciati sul panorama mondiale. Di conseguenza sempre più crescente è la richiesta dei pazienti, soprattutto i più giovani e ad alta richiesta funzionale, di tornare presto allo sport ed al movimento. https://protesidanca.net/info/latroprotesi-danca/laccesso-mininvasivo-anteriore/

Approccio anteriore all’anca

Proprio per questo esiste oggi l’accesso mininvasivo anteriore all’anca che consente di impiantare una protesi senza incidere con staccare i muscoli. Questo comporta minor dolore, minore perdita ematica e un ritorno al movimento pressoché immediato.

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Scopri il segreto del successo della Protesi d’Anca con Accesso Mininvasivo Anteriore

Migliaia di casi maturati in quasi vent’anni di esperienza contribuiscono oggi a fare della protesi d’anca con accesso mini-invasivo anteriore una scelta sempre più condivisa, sia da parte dei pazienti che dei chirurghi.

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Quali sono i vantaggi offerti dall’accesso mini-invasivo anteriore?

  • Un più rapido recupero post operatorio poiché permette al chirurgo di lavorare tra i muscoli e i tessuti senza staccarli o tagliarli mantenendoli integri.
  • Minore dolore muscolare = immediata ripresa della funzionalità dell’articolazione
  • Aiuta a prevenire il rischio di lussazioni protesiche mantenendo la nuova articolazione in sede proprio grazie alla conservazione integrale delle strutture muscolari. 
  • Rende minore la perdita ematica intra-operatoria.

 Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?

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Perche è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli. 

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Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli

Ogni altro accesso chirurgico all’anca, laterale (freccia azzurra) o postero-laterale (freccia verde) necessita l’incisione o il distacco delle inserzioni muscolari. Un passaggio anatomico inter-muscolare consente invece a chi pratica la mininvasiva anteriore di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione. Tutto questo grazie anche all’impiego di nuovi impianti protesici e strumentari specifici

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Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.

Riprendere la vita di ogni giorno

Dopo ogni intervento chirurgico si apre una nuova fase per il paziente, quella che dal suo punto di vista diventa la più importante: la guarigione.

Ogni sforzo da parte del chirurgo è finalizzato al successo di questa ultima fase che rappresenta l’obbiettivo d’eccellenza che egli si prefigge prima di ogni atto chirurgico. 

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Per il Prof. Germano Cammarano ed il Prof. Marco de Peppo, la protesica d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.

Prima struttura in Italia a utilizzarla sin dal 2003

Prima struttura in Italia per numero di pazienti operati

Primo centro di riferimento in Italia dal 2003

 Chirurgia mini invasiva, nuove tecnologie ed una grande esperienza maturata in tanti anni di casi comportano vantaggi concreti. Vieni a conoscerli di persona.

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Dott. M. de Peppo +39 329 1214439 – ARS MEDICA 06 362081

protesidanca.net

Soffrire di artrosi all’anca è frustrante. Tornare in forma deve essere una grandiosa esperienza!

Il Dr Cammarano a sinistra, e il Dr De Peppo

“Soffrire di artrosi all’anca è frustrante. Tornare in forma deve essere una grandiosa esperienza”


La differenza è tutta nell’esperienza. Il Dott. Cammarano e il Dott. De Peppo sono stati tra i primi in Italia e in Europa a dedicarsi all’accesso mini invasivo anteriore all’ancaDal 2003 partendo dal CTO di Roma migliaia sono i pazienti operati e moltissimi sono stati i chirurghi che hanno frequentato i loro corsi su questo rivoluzionario accesso chirurgico per la protesi d’anca.

La filosofia del Team è fornire ai pazienti la migliore esperienza associata al miglior risultato. Questo processo comincia già alla prima visita e significa attenzione personale ai dettagli e cura del paziente in ogni fase.

Da quel momento il paziente è costantemente in contatto con il Team, 24 ore su 24. L’attenzione personale ai dettagli e la massima focalizzazione sono le caratteristiche principali dell’esperienza del paziente con il Team di protesidnca.net fondato dal Dott. Cammarano e dal Dott. De Peppo.

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La parola ai Pazienti

Questa esperienza si intraprende discutendo con i chirughi i propri obiettivi di recupero del movimento e risolvendo qualsiasi dubbio si possa avere, inoltre programmando l’intervento chirurgico e un piano di assistenza personalizzato in base alle proprie esigenze.

Pianificare con cura l’intervento sia con il SSN che in clinica (Ars Medica), vuol dire anche prepararsi per comprendere al meglio tutti gli aspetti pre e post-operatori per far si che questo delicato momento della propria vita si trasformi in una: GRANDIOSA ESPERIENZA

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Approccio anteriore all’anca

Protesidanca.net | Dr Cammarano & Dr De Peppo | Attori, cantanti, ex atleti. Sempre più numerose le celebrità operate di protesi d’anca

Occorre sottolineare che atleti, star del cinema o dello spettacolo, fino a poco tempo fa erano poco inclini ad ammettere di avere una protesi d’anca. Negli ultimi anni grazie ad accessi chirurgici mininvasivi, nuovi materiali e nuovi strumentari questo intervento è stato esteso a pazienti sempre più giovani e attivi. Questo ha contribuito fortemente al crescere della popolarità di questo intervento.

D’altra parte della comunità scientifica viene ritenuto come uno degli interventi maggiormente di successo nella storia dell’ortopedia. Il beneficio che il paziente ne ricava è tale da restituirgli tutte quelle attività motorie e la libertà di movimento che tristemente aveva dovuto abbandonare.

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Il Dr Cammarano ed il Dr De Peppo

Di conseguenza la richiesta funzionale è sempre più alta e di pari passo si evolvono percorsi fast track per un rapido recupero ed un ritorno veloce al movimento.

Terry Gene Bollea, meglio noto come il suo nome d’arte Hulk Hogan, cita le sue protesi ad entrambe le anche tra i numerosi interventi chirurgici cui si è sottoposto. Hulk sembra orgoglioso dei suoi interventi e alcuni sono andati in onda per il suo reality show, Hogan Knows Best. La prima protesi d’anca di Hulk Hogan fu effettuata nel 2004. Nel 2012 anche l’altro lato portava i segni dell’artrosi e si sottopose così al secondo intervento.

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Hulk Hogan

Lou Ferrigno, attore ed ex Body Builder, ha interpretato il super eroe della Marvel, The Incredible Hulk. Ha vinto per due volte consecutive il titolo di Mr. Universo. Secondo quanto ha detto in un’intervista sostiene che i lunghi anni di allenamenti come culturista professionista hanno compromesso le sue anche.

L’ex Sexiest Man (People Magazine, 1992)  Nick Nolte si è sottoposto ad un intervento chirurgico di sostituzione dell’anca nel novembre 2014.

Steve Carell, attore, si è sottoposto ad un intervento di protesi d’anca nel novembre del 2013. Si è infortunato all’articolazione dell’anca giocando a hockey su ghiaccio 12 anni prima e ha sopportato il dolore fino a quando, stanco, ha deciso di sottoporsi all’intervento. 

Carrel dopo aver descritto la sala operatoria come una camera di tortura ha commentato: “Ho visto diverse operazioni di sostituzione dell’anca con accesso anteriore su YouTube prima del mio intervento. Vederlo è stato vantaggioso, perché ti possono venire in mente domande da porre al tuo chirurgo per avere un quadro della situazione più completo”.

Dopo una caduta sugli sci nel 2007 che gli procurò una frattura femorale Arnold Schwarzenegger, fu noto che sullo stesso arto aveva una protesi d’anca già dal 2002. 

Eddie Van Halen fu operato all’anca addirittura nel 1999 a causa di necrosi avascolare della testa. Eddie commentando il suo intervento ha detto che era sveglio durante l’operazione grazie ad un’anestesia epidurale. Aveva solo 44 anni il giorno dell’intervento.

La Protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore all’Anca

Dal 2003 a Roma, una realtà affermata.

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Il Dr Cammarano ed il Dr De Peppo

Per la Divisione di Ortopedia Generale del Dott. G. Cammarano e del Dott. M. de Peppo, la protesica d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.

  • Prima struttura in Italia a utilizzarla sin dal 2003
  • Prima struttura in Italia per numero di pazienti operati
  • Primo centro di riferimento in Italia dal 2003

L’equipe, che opera da sempre a Roma è oggi custode di una ragguardevole esperienza che premia chi sin dalle origini ha creduto che le nuove frontiere della protesica dell’anca dovessero innanzi tutto aiutare a ridurre al minimo i danni ai tessuti molli.

Questo consente oggi di controllare meglio il dolore post-operatorio, accelerare la riabilitazione e permettere ai pazienti di recuperare il loro stile di vita più rapidamente. Tutto ciò, unito a nuovi impianti protesici, tecnologie innovative e strumentari specifici, permette oggi di eseguire routinariamente centinaia di interventi mini-invasivi ogni anno.


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 Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?

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Da quando nell’ormai lontano 2003, per primi in Italia e tra i pochi al mondo, abbiamo deciso di intraprendere questo nuovo percorso, l’accesso mininvasivo anteriore all’anca è sempre cresciuto in popolarità.

Abbiamo visto affermarsi tra i pazienti questo nuovo approccio sempre di più e con orgoglio oggi possiamo dire che il merito di questa straordinaria storia di successo è anche il nostro.

Ci siamo fatti spazio attraverso i due approcci più utilizzati (laterale e postero-laterale) non senza la diffidenza che normalmente circonda chi si spinge verso nuove strade spostando più in avanti i propri limiti.

Ma dove risiede il segreto di questo successo? Cosa fa dell’accesso mininvasivo anteriore all’anca una via chirurgica cosi speciale?

La “mini anteriore” è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli.

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Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli

Ogni altro accesso chirurgico all’anca, laterale (freccia azzurra) o postero-laterale (freccia verde) necessita l’incisione o il distacco delle inserzioni muscolari. Un passaggio anatomico inter-muscolare consente invece a chi pratica la mininvasiva anteriore di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione. Tutto questo grazie anche all’impiego di nuovi impianti protesici e strumentari specifici

SIOT 2009 4

Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.

 Chirurgia mini-invasiva, nuove tecnologie ed una grande esperienza maturata in tanti anni di casi comportano vantaggi concreti. Vieni a conoscerli di persona.

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– La più grande casisitica in Italia –


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Protesi d’anca | Pazienti sempre più giovani con sempre più alta richiesta funzionale

L’artrosi non è una patologia esclusiva della terza età; colpisce spesso anche i giovani. Tra questi soprattutto i maschi sportivi sono quelli più penalizzati. Statisticamente l’artrosi è la malattia cronica più diffusa tra gli over 75 nel nostro Paese e riguarda soprattutto le donne (circa il 60% contro il 40%degli uomini).

Parlando di artrosi dell’anca, essa porta ad una degenerazione della cartilagine con conseguente dolore intenso all’inguine che si irradia al ginocchio e anche al gluteo. Secondo il RIAP (Registro italiano artro-protesi) sono oltre 90.000 le persone affette da artrosi che ricorrono all’intervento di protesi d’anca ogni anno.

Tra queste negli ultimi anni anche giovani, prevalentemente maschi quarantenni e sportivi. Una intensa e prolungata attività sportiva può costituire un fattore di rischio di usura della cartilagine ed a una conseguente artrosi dell’anca.

Negli ultimi anni si è abbassata la media dell’età dei pazienti operati e nel contempo si è alzata di molto la richiesta funzionale. Questo ha avuto un effetto sulla domanda che si è notevolmente focalizzata sull’accesso mini invasivo anteriore atto a garantire una rapida ripresa del movimento ed una performance adeguata al ritorno alle attività sportive non agonistiche.

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Approccio anteriore all’anca

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“Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli”


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Covid 19 | Allarme ospedali, un milione gli interventi rimandati

Da ilmessagero.it| Allarme ospedali, un milione gli interventi rimandati

«Almeno un milione di ricoveri rimandanti per pandemia in quattro mesi, tra cui oltre mezzo milione per interventi chirurgici non urgenti, che vanno dalla protesi d’anca all’ernia del disco, passando per la chirurgia dermatologica». Con «pesanti ricadute sulle liste d’attesa per tutto il 2020 e oltre».

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A spiegarlo è Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di Roma, in relazione all’emergenza coronavirus. Tutte le attività che gli ospedali fanno in maniera programmata in questi mesi sono spostate al 100%, sia per conguagliare risorse nei reparti Covid che per proteggere pazienti e sanitari con il distanziamento sociale necessario ad arginare la diffusione del virus.

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