Protesi d’anca | Perché scegliere l’Accesso Mininvasivo Anteriore

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Il Dr Cammarano a sinistra, e il Dr De Peppo

Per il Dr. Germano Cammarano ed il Dr. Marco De Peppo, la protesi d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.

 Primi utilizzatori in Italia sin dal 2003
Prima equipe in Italia per numero di pazienti operati
Primo centro di riferimento in Italia dal 2003 (CTO di Roma)

L’equipe del Dr. Cammarano e del Dr. De Peppo è oggi custode di una ragguardevole esperienza maturata in quasi vent’anni di  casistica che premia chi sin dalle origini ha creduto che le nuove frontiere della protesica dell’anca dovessero innanzi tutto aiutare a ridurre al minimo i danni ai tessuti molli.

Questo consente oggi di controllare meglio il dolore post-operatorio, accelerare la riabilitazione e permettere ai pazienti di recuperare il loro stile di vita più rapidamente. Tutto ciò, unito a nuovi impianti protesici, tecnologie innovative e strumentari specifici, permette oggi di eseguire routinariamente centinaia di interventi mini-invasivi ogni anno.

“Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli”

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Approccio anteriore all’anca


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“PASSARE TRA I MUSCOLI SENZA INCIDERLI O STACCARLI”


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Mininvasiva anteriore all’anca e chirurgia robotica: due storie diverse

Nell’ultimo decennio sono stati introdotti sistemi di navigazione assistita e sistemi robotici per facilitare il posizionamento intra-operatorio degli impianti. I sistemi robotici richiedono una TAC pre-operatoria per creare una sorta di mappa dell’anatomia scheletrica del paziente.

Essi sono stati dedicati inizialmente alla chirurgia del ginocchio che per le sue peculiarità gode di maggiori benefici potendo usufruire di una guida robotica. Questo perché differentemente dall’anca, l’anatomia stessa del ginocchio (la sua forma) offre meno punti di riferimento ed una guida di navigazione può facilitare il posizionamento delle componenti protesiche.

Occorre quindi fare un distinguo. Il posizionamento delle componenti protesiche e la via chirurgica mininvasiva anteriore all’anca sono due argomenti ben differenti. Come dicevamo sopra a differenza del ginocchio l’articolazione dell’anca offre un più agevole determinazione della posizione delle componenti protesiche.

Tanto il femore che l’acetabolo infatti possono essere ottimamente posizionati riferendosi all’anatomia scheletrica del paziente semplicemente con utilizzo dei raggi X, TAC ed un buon planning pre-operatorio.

Fondamentale quindi parlando dell’anca è l’approccio chirurgico, esso infatti è determinante per il veloce recupero post-operatorio del paziente. Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli vuol dire lasciare intatti i motori muscolari, fondamentali per una veloce ripresa funzionale ed un pronto recupero alla vita quotidiana. Ed il robot perciò che concerne la chirurgia anatomica anteriore dell’anca non può aiutare il chirurgo.

Fondamentale quindi, fortunatamente, resta sempre l’esperienza e l’abilità del chirurgo che con le sue conoscenze anatomiche sa districarsi tra le varie strutture anatomiche che incontra avvicinandosi all’articolazione.

Inoltre ciò consente un notevole risparmio di perdita ematica durante l’intervento chirurgico ed un’ottima stabilità articolare (bassissimo rischio di lussazione) una volta concluso l’impianto della protesi.

Gli accessi chirurgici mininvasivi negli ultimi anni hanno rappresentato certamente il più grande passo avanti fatto da chirurgia ortopedica soprattutto dell’anca.

In particolar modo l’ultimo decennio appena concluso ha visto l’affermazione dell’accesso mininvasivo anteriore all’anca. Per la verità anche nei primi anni 10 del 2000, in Europa alcuni centri d’eccellenza di chirurgia dell’anca, come quello del CTO di Roma diretto dal Dr. Cammarano ed dal suo successore il Dr. De Peppo fino al 2019, hanno con forza sostenuto questa via chirurgica suffragata oggi da migliaia di casi già operati a partire dai primi anni del 2000.

Ad oggi probabilmente tra tutte le novità che si sono viste negli ultimi 20 anni di sviluppo di quella che oggi viene considerata la chirurgia ortopedica di maggior successo, la protesi d’anca con l’accesso mininvasivo anteriore rappresenta una splendida realtà che conta decine di migliaia di pazienti operati con successo in tutto il mondo.

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Per il Dr. Cammarano ed il Dr. De Peppo, la protesi d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.

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 Chirurgia mini invasiva, nuove tecnologie ed una grande esperienza maturata in tanti anni di casi comportano vantaggi concreti. Vieni a conoscerli di persona.

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Inviateci le vostre Rx per un consulto gratuito

Come sempre siamo a vostra disposizione per un consulto gratuito. Se disponete di immagini radiografiche delle vostre articolazioni potete inviarle alla nostra attenzione.

Se sono in formato tradizionale, fotografatele appoggiandole ad una superficie luminosa, come per esempio lo schermo di un computer purché sia aperto su di una pagina bianca. Dopodiché inviate le foto digitali alla nostra mail: info@protesidanca.it

Se sono in formato digitale potete semplicemente allegarle sempre alla nostra mail: info@protesidanca.it

Noi valuteremo il vostro caso e vi risponderemo con un consulto nel più breve tempo possibile.

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L’uso dei caschi protettivi in sala operatoria nella protesi d’anca mininvasiva anteriore

La tecnologia fa passi da gigante e i nuovi accessi mini invasivi contribuiscono a spostare in avanti l’orizzonte della chirurgia ma il tema più ricorrente in sala operatoria è sempre lo stesso:

la sterilità.

Da quando il paziente entra in sala a quando esce, tutta una serie di accorgimenti fanno da contorno all’atto chirurgico vero e proprio. Dalla disinfezione del campo operatorio, che segue dei passi ben precisi quasi come fosse un rituale, al lavaggio e vestizione del chirurgo cui da qualche anno si è aggiunto l’uso dei:

caschi protettivi

Simili a caschi da Mountain Bike, questi “elmetti” dotati di ventilazione, consentono di ridurre al minimo la possibilità di contaminazione da parte di fluidi. Isolare il chirurgo è importante tanto quanto isolare impaziente in una seduta operatoria. Inutile sottolineare che il loro livello di protezione è enormemente più efficace delle tradizionali mascherine e cappellini non sterili.

Studi scientifici hanno dimostrato che l’uso di questi caschi abbassa notevolmente il rischio di infezione derivante da fattori esterni al campo operatorio.


Da notare che per l’accesso mini invasivo anteriore all’anca il chirurgo può usufruire di speciali modelli dotati di fonte di luce. Infatti dal momento che la via offre una finestra chirurgica davvero piccola (solo 8-10cm) risulta più difficile orientare le luci delle grandi lampade scialitiche all’interno della cavità.

Cosi da qualche anno è disponibile questo speciale modello che favorisce il chirurgo nell’orientare a piacimento un fascio diretto di luce in modo da vedere all’interno di questo spazio straordinariamente minuto.

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Approccio anteriore all’anca

Il segreto della Mininvasiva Anteriore: Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli

Spesso i pazienti chiedono quale sia la terapia di riabilitazione post-operatoriarelativa all’accesso anteriore mininvasivo e successivamente quali possano essere le attivà sportive compatibili o più semplicemente entro quali limiti si possa praticare del movimento.

Le caratteristiche peculiari dell’accesso mininvasivo anteriore, ovvero passare il tra i muscoli senza inciderli o staccarli, facilitano la ripresa del movimento poiché l’assenza di danno muscolare consente a tutti i muscoli  dell’anca di partecipare attivamente alla ripresa del movimento senza ostacolarne il processo grazie all’assenza di dolore.

Non sarà necessario limitare alcuni movimenti per evitare il rischio di lussazioni poiché grazie alla integrità di tutti i muscoli coinvolti nei movimenti dell’anca questo pericolo non esiste

Inoltre la natura stessa dell’accesso, situato sul lato anteriore, previene questa evenienza poiché nei movimenti di flessione, ovvero quando ci si accuccia o ci si siede, l’escursione di movimento dell’anca volge verso i glutei, zona assolutamente non interessata dall’intervento.

Il passaggio anatomico inter-muscolare caratteristico della mininvasiva anteriore consente di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione e ciò permette al paziente di poter contare sull’integrità dei motori muscolari, questo a vantaggio di tutti i movimenti e di attività sportive eventualmente praticate.

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L’accesso mininvasivo anteriore è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli. 

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Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli

Ogni altro accesso chirurgico all’anca, laterale (freccia azzurra) o postero-laterale (freccia verde) necessita l’incisione o il distacco delle inserzioni muscolari. Un passaggio anatomico inter-muscolare consente invece a chi pratica la mininvasiva anteriore di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione. Tutto questo grazie anche all’impiego di nuovi impianti protesici e strumentari specifici

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Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.

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Da 15 anni la protesi d’anca mini invasiva anteriore a Roma

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Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli | Protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore

 Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?

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Perché è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli. 

SIOT 2009 5

Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli

Ogni altro accesso chirurgico all’anca, laterale (freccia azzurra) o postero-laterale (freccia verde) necessita l’incisione o il distacco delle inserzioni muscolari. Un passaggio anatomico inter-muscolare consente invece a chi pratica la mininvasiva anteriore di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione. Tutto questo grazie anche all’impiego di nuovi impianti protesici e strumentari specifici

SIOT 2009 4

Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.

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In alternativa potete riempire il form alla pagina dei contatti per essere richiamati.

Tornare al movimento e rimettersi in forma dopo l’intervento

L’estate è il momento giusto per rimettersi in forma… anche dopo un intervento di protesi d’anca mininvasiva anteriore!

Una richiesta funzionale sempre più elevata dovuta anche ad una abbassamento dell’età media dei pazienti operati, vede sempre più innalzarsi la pratica sportiva dopo la protesi.

Riprendere il movimento contribuisce certamente ad un rapido percorso riabilitativo. Si è riscontrato inoltre che la pratica sportiva viene spesso intrapresa anche da coloro che precedentemente all’intervento non erano particolarmente dediti al movimento.

Tornare a fare sport significa rinforzare la muscolatura, la propriocezione e prevenire eventuali traumi accidentali.

In definitiva, sia per gli sportivi che non, dopo l’intervento di protesi d’anca mini invasiva anteriore e sicuramente è consigliata una certa attività motoria.

I risultati non tardano a farsi vedere per la nostra soddisfazione ma tutto quella del paziente!

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Protesidanca.net | Quanto costa un intervento di Protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore in Clinica Privata?

Il Dr Cammarano ed il Dr De Peppo durante una Protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore in Ars Medica

Spesso ci chiedono quanto costi affrontare l’intervento di protesi d’anca mini invasiva anteriore in cinica privata. Negli ultimi anni la maggiore diffusione di polizze sanitarie ha consentito di compensare la sempre maggiore richiesta di interventi di protesi d’anca a carico del servizio sanitario nazionale.

Ciò ha concesso ad una porzione maggiore di pazienti la possibilità di scegliere la clinica privata come partner per operarsi di protesi d’anca mini invasiva anteriore con la nostra équipe.

La clinica ARS Medica – Roma

Da molti anni abbiamo scelto come sede privata del nostro centro di eccellenza, la Clinica Ars Medica convenzionata con le migliori assicurazioni (Via C. Ferrero da Cambiano, 29 | Roma | Tel. 06 362081 )
Contattateci per informazioni più dettagliate o per un preventivo di spesa, saremo lieti di risolvere ogni vostra necessità a riguardo.

In una realtà ricca di novità su materiali, procedure chirurgiche mininvasive e percorsi fast-track, le strutture private come quelle pubbliche offrono ai pazienti assicurati e non le migliori e più aggiornate tecnologie.

La Clinica Ars Medica è convenzionata con i maggiori gruppi assicurativi e garantisce i più alti standard di qualità del settore. Siamo a disposizione per fornire ulteriori e più dettagliate informazioni circa modalità e procedure.

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Innovazione | Accesso anteriore all’anca, chirurgia robotica o navigata

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L’esito clinico e la longevità degli impianti protesici di anca e ginocchio dipendono da fattori chirurgici, di impianto e soprattutto dagli stessi pazienti. La posizione dell’impianto è molto importante e contribuisce alla sua sopravvivenza e funzionalità clinica.

Posizionamento delle componenti nella protesi d’anca, determina la lunghezza finale della gamba e l’arco di movimento dell’intera articolazione. Da studi effettuati è risultato che i mal posizionamenti innalzano i tassi di usura delle componenti e favoriscono rischi di impingement e lussazione.

Nell’ultimo decennio sono stati introdotti sistemi di navigazione assistita e sistemi robotici per facilitare il posizionamento intra-operatorio degli impianti. I sistemi robotici richiedono una TAC pre-operatoria per creare una mappa dell’anatomia del paziente.

I sistemi attivi dirigono il posizionamento dello strumento del chirurgo mentre i robot chirurgici semi-attivi creano confini predefiniti per la preparazione ossea. Sebbene questi sistemi abbiano dimostrato una maggiore precisione nel posizionamento dei componenti, hanno un costo iniziale elevato e aumentano la durata dell’intervento.

Essi sono stati dedicati inizialmente alla chirurgia del ginocchio che per le sue peculiarità gode di maggiori benefici potendo usufruire di una guida robotica. Questo perché differentemente dall’anca, l’anatomia stessa del ginocchio (la sua forma) offre meno punti di riferimento.

Per che ciò che riguarda invece i sistemi di navigazione, essi sono sempre passivi, funzionano guidando visivamente il chirurgo lungo le fasi dell’impianto ma non intervengono attivamente sulla direzione dei gesti del chirurgo.

Queste sono allo stato attuale le tecnologie che assistono il chirurgo nel posizionamento degli impianti. Altro discorso sono gli accessi chirurgici che negli ultimi anni esentato probabilmente il più grande passo avanti fatto da chirurgia ortopedica soprattutto dell’anca.

In particolar modo l’ultimo decennio appena concluso ha visto l’affermazione dell’accesso mininvasivo anteriore all’anca. Per la verità anche nei primi anni 10 del 2000, in Europa alcuni centri d’eccellenza di chirurgia dell’anca, come quello del CTO di Roma diretto dal Prof. Germano Cammarano ed ora dal suo successore il Prof. Marco De Peppo, hanno con forza sostenuto questa via chirurgica suffragata da migliaia di casi già operati a partire dai primi anni del 2000.

Ad oggi probabilmente tra tutte le novità che si sono viste negli ultimi 20 anni di sviluppo di quella che oggi viene considerata la chirurgia ortopedica di maggior successo, la protesi d’anca con l’accesso mininvasivo anteriore rappresenta una splendida realtà che conta decine di migliaia di pazienti operati con successo in tutto il mondo.

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Per la Divisione di Ortopedia Generale del CTO di Roma diretta dal Dott. Germano Cammarano, la protesica d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.

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La doppia mobilità e gli altri accoppiamenti nella protesi d’anca

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Cotile a doppia mobilità

Molte persone ci chiedono informazioni su sistemi di accoppiamento nella protesi d’anca. Uno di questi è la doppia mobilità.

Nel corso degli ultimi anni l’evoluzione dei materiali, le nuove tecnologie ed i nuovi accessi chirurgici mini invasivi, hanno fatto grandi passi in avanti mettendo a disposizione del paziente e del chirurgo nuove soluzioni.

Uno degli argomenti più trattati dalla comunità scientifica è il sistema di accoppiamento protesico tra femore e acetabolo. Così come avviene per l’osso, anche per la protesi d’anca il punto sottoposto a maggiore stress meccanico è proprio tra le due superfici di contatto della testa del femore e della cavità acetabolare.

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Artrosi dell’anca

Il consumo precoce delle componenti di sostituzione protesica è da sempre il pericolo numero uno e la ricerca di nuovi materiali e soluzioni rappresenta l’arma per combatterlo.

La scienza che si occupa di questo problema, ovvero dello studio degli attriti, è la tribologia. Quindi le soluzioni di cui si occupa rappresentano i materiali e i sistemi di accoppiamento a disposizione del chirurgo relativamente alla protesi d’anca che sta utilizzando. Attualmente vengono utilizzate principalmente tre tipi di soluzioni.

Ceramica con polietilene

trident-showing-poly.jpgIn questo tipo di accoppiamento la testa è in ceramica e l’inserto (cioè il materiale che riveste l’interno del cotile protesico) è in polietilene di ultima generazione. Negli anni si sono succedute diverse generazioni di polietilene in quanto le prime mostravano segni di usura precoce.

Grazie ai nuovi sistemi di sterilizzazione e a nuovi polietileni ad alta reticolazione oggi questa soluzione offre standard qualitativi elevatissimi ed è il sistema di accoppiamento più utilizzato rispetto alla media, soprattutto per pazienti sportivi. Le proprietà plastiche del polietilene fanno anche sì che si possano costruire inserti con protezioni contro la lussazione involontaria della protesi.

Ceramica con ceramica

774XLfit_Acetabular_CupIn questo tipo di accoppiamento, oltre la testa anche l’inserto è in ceramica, cioè dello stesso materiale della testa. Si utilizza generalmente per pazienti giovani in quanto la resistenza all’attrito è molto elevata grazie al bassissimo coefficiente di usura della ceramica. Questo tipo di materiale però non consente la produzione di inserti anti-lussanti come nel caso del polietilene.

Doppia mobilità

 

5oowcbnrUltimamente è stato ripreso in considerazione un sistema di doppia articolazione che non è nuovo presso la comunità scientifica ma grazie a nuovi materiali sta vivendo una nuova giovinezza. Si tratta di un sistema a doppia mobilità che funziona attraverso la doppia articolazione che si viene a formare tra la testa e una grande cupola e tra quest’ultima e la coppa acetabolare.

Schermata 2019-08-31 alle 10.33.05È un ottimo sistema da utilizzare su pazienti anziani e/o tendenti alla lussazione non volontaria ovvero che hanno delle articolazioni poco resistenti dal punto di vista muscolare. Questa sorta di doppia articolazione ovvero di doppia mobilità amplifica l’escursione di movimento della protesi riducendone le possibilità di lussazione.



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Da 15 anni la protesi d’anca mini invasiva anteriore a Roma

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