Un nuovo studio evidenzia per la prima volta differenze di genere nei risultati chirurgici post-operatori.
I ricercatori guidati dal Dr Bheeshma Ravi (Università di Toronto) hanno analizzato i dati provenienti da pazienti di un ospedale dell’Ontario per interventi di protesi totale del ginocchio o protesi totale d’anca tra il 2002 e il 2009. Essi hanno scoperto che, mentre gli uomini tendono ad avere la loro prima sostituzione totale in età più giovane rispetto alle donne, è anche vero che hanno più probabilità di avere complicazioni post-operatorie o un intervento chirurgico di revisione in futuro.
Sono stati analizzati quasi 38.000 interventi di protesi totali d’anca, 54% delle quali nelle donne, e quasi 60.000 protesi totali di ginocchio, il 60% nelle donne. Tra le protesi totali d’anca, pazienti di sesso femminile erano significativamente più anziani rispetto ai pazienti di sesso maschile (70 vs 65 anni), mentre tra le sostituzioni totali del ginocchio non vi era alcuna differenza di età significativa (mediamente 68 anni per entrambi i sessi).
Gli autori hanno presentato i loro risultati alla riunione annuale del 2015 della American Academy of Orthopaedic Surgeons (AAOS), tenutasi a Las Vegas nel mese di marzo.
L’obesità è uno dei più gravi problemi di salute pubblica nel 21 ° secolo e il peso corporeo sta diventando un fattore importante nelle procedure ortopediche, in particolare negli interventi di artroprotesi. Due nuovi studi pubblicati a Febbraio scorso sul Journal of Bone & Joint Surgery fanno luce sulla relazione tra indice di massa corporea (BMI) e gli esiti su artroprotesi d’anca.
In uno studio sulla base di 21.361 sostituzioni protesiche d’anca consecutive ha riscontrato associazioni tra l’aumento del BMI e l’incremento delle percentuali di revisione dell’impianto, lussazione dell’anca, infezioni sia superficiali che profonde.
In particolare, dopo un follow-up medio di sei anni, rispetto al gruppo con BMI normale, il gruppo di obesi ha avuto una probabilità di 4,5 volte superiore di subire una revisione e di 7,7 volte più alta di avere complicanze.
Nonostante questi risultati occorre sottolineare, conclude lo studio, che anche i pazienti obesi possono comunque beneficiare dei risultati di un intervento di artroplastica purché sia un loro obiettivo quello di riportare il loro BMI a livelli normali.
Quali sono i vantaggi offerti dall’accesso mini-invasivo anteriore?
Un più rapido recupero post operatorio poiché permette al chirurgo di lavorare tra i muscoli e i tessuti senza staccarli o tagliarli mantenendoli integri.
Minore dolore muscolare = immediata ripresa della funzionalità dell’articolazione
Aiuta a prevenire il rischio di lussazioniprotesiche mantenendo la nuova articolazione in sede proprio grazie alla conservazione integrale delle strutture muscolari.
Rende minore la perdita ematica intra-operatoria.
Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?
Perche è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli.
Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli
Ogni altro accesso chirurgico all’anca, laterale (freccia azzurra) o postero-laterale (freccia verde) necessita l’incisione o il distacco delle inserzioni muscolari.Un passaggio anatomico inter-muscolare consente invece a chi pratica la mininvasiva anteriore di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione. Tutto questo grazie anche all’impiego di nuovi impianti protesici e strumentari specifici.
Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.
Riprendere la vita di ogni giorno
Dopo ogni intervento chirurgico si apre una nuova fase per il paziente, quella che dal suo punto di vista diventa la più importante: la guarigione.
Ogni sforzo da parte del chirurgo è finalizzato al successo di questa ultima fase che rappresenta l’obbiettivo d’eccellenza che egli si prefigge prima di ogni atto chirurgico.
Migliaia di casi maturati in quasi vent’anni di esperienza contribuiscono oggi a fare dell’accesso mini-invasivo all’anca una scelta sempre più condivisa, sia da parte dei pazienti che dei chirurghi.
Per il Prof. Germano Cammarano ed il Prof. Marco de Peppo, la protesica d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.
Prima struttura in Italia a utilizzarla sin dal 2003
Prima struttura in Italia per numero di pazienti operati
Primo centro di riferimento in Italia dal 2003
Chirurgia mini invasiva, nuove tecnologie ed una grande esperienza maturata in tanti anni di casi comportano vantaggi concreti. Vieni a conoscerli di persona.
Il Dr Cammarano a sinistra, e il Dr De Peppo
Per visite in STUDIO a ROMA chiamare:
Dott. G. Cammarano +39 329 1214372 – ARS MEDICA 06 362081
Dott. M. de Peppo +39 329 1214439 – ARS MEDICA 06 362081
Da uno studio pubblicato sulla rivista online BMJ nel mese di aprile 2016 è risultato che le protesi d’anca con testa metallica su cotile metallico impiantate dal 2006 sono più a a rischio di revisione rispetto ad altri accoppiamenti. Sono state fatte ricerche per scoprire i fattori di rischio associati con il fallimento precoce.
L’uso del metallo su metallo nelle protesi d’anca si è ridotto vertiginosamente negli ultimi cinque anni a causa dell’alto tasso di revisione dovuto probabilmente al rilascio di ioni metallici causato dall’attrito della grande testa metallica direttamente sull’inserto sempre metallico del cortile. Bisogna tenere in considerazione però che migliaia di impianti continuano a rimanere al loro posto. La questione dello studio dei materiali di attrito (tribologia) è da sempre al centro degli obiettivi di un’azienda che opera questo settoree negli anni ormai si è evidenziato che la stragrande maggioranza degli accoppiamenti che il chirurgo ha scelto come elettivi si divide tra polietilene e ceramica e ceramica con ceramica (ndr).
Lo studio ha esaminato lo stato di 434 pazienti con protesi d’anca metallo su metallo operati nel nord dell’Inghilterra e monitorati per una media di 7,5 anni dopo l’intervento. Ne è risultato che 71 protesi sono state sostituite con un tasso di revisione del 16,4 % che i ricercatori descrivono come inaccettabile.
In più, in oltre il 40 % dei casi esaminati la superficie del cono della testa non era perfetta. Questo difetto era significativamente associato con l’eccessivo rilascio di particelle di metallo alla base delle reazioni biologiche che causano questo alto tasso di fallimenti. Nel 19% dei casi esaminati inoltre è stata riscontrata una abbondante colorazione scura dei tessuti limitrofi, visibile ad occhio nudo (metallosi). Si è evidenziato inoltre che gli impianti relativi alle donne avevano anche una più alta probabilità di fallire. Questo anche perché molte più donne rispetto agli uomini sono state operate di protesi d’anca bilaterale.
I dati del Registro Nazionale congiunto per l’Inghilterra e il Galles per il 2014 indicano che sono state impiantate 11.871 protesi metallo su metallo suggerendo i ricercatori a calcolare che 180.000 persone in tutto il mondo deambulando con con questo tipo di protesi. Questi pazienti potrebbero essere a rischio di un precoce intervento chirurgico di revisione.
Riferimento: studio retrospettivo delle prestazioni del metallo Pinnacle su metallo (MoM) nelle protesi totale d’anca – David John Langton, Raghavendra Prasad Sidaginamale, Peter Avery, Sue Waller, Ghanshyabhai Tank, James Lord, Thomas Joyce, Nick Cooke, Raj Logishetty, Antoni Viraf Francesco Nargol. BMJ aperto. Fonte: Medical News Today