La protesi d’anca è una delle procedure chirurgiche ortopediche di maggior successo. Negli ultimi anni l’avvento di nuovi materiali e nuove tecniche chirurgiche come l’accesso mininvasivo anteriore all’anca, hanno alzato molto il livello di performance funzionale.
C’è maggiore tolleranza da parte dei chirurghi nel concedere ai loro pazienti di ritornare a molte attività che in precedenza non erano prese in considerazione come idonee. Questo è dovuto al miglioramento delle tecniche chirurgiche e ai nuovi biomateriali.
Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli consente al paziente un rapido recupero ed un breve ricovero che grazie all’integrità dei motori muscolari culmina con una rapido ritorno alla vita quotidiana e sportiva.
Piera T. 71 anni, pensionata. Parla della sua grave artrosi bilaterale e dei suoi due interventi alle anche effettuati a distanza di dieci anni uno dall’altro. Il primo a 58 anni eseguito in Liguria con accesso laterale e il secondo a 68 effettuato al Cto di Roma con accesso mininvasivo anteriore.
Pietro 51 anni farmacista, racconta di come ha vissuto con una grave e precoce coxartrosi bilaterale portata avanti dai 30 anni fino al momento in cui, a 46, ha affrontato la veloce sequenza di dueartroprotesi a distanza di seimesi. Paziente operato di protesi d’anca con accesso mininvasivo a entrambi i lati, in piedi il giorno seguente e a casa dopo 4 giorni.
PietroIl Dr Cammarano, a sinistra, e il Dr De Peppo
Alessandro G. 52 anni siciliano, appassionato sportivo ed ex calciatore, parla della sua esperienza di grave artrosi all’anca destra e del suo veloce recupero alle attività sportive soltanto 3 mesi dopo l’intervento. Paziente operato di protesi d’anca con accesso mininvasivo. In piedi il giorno seguente e a casa senza nessun ausilio dopo 4 giorni.
Roberto R. 70 anni romano, appassionato escursionista e sciatore, parla della sua esperienza di artrosi all’anca sinistra e del suo veloce recupero dopo l’intervento.
Ultimamente la cronaca riporta con più frequenza fatti circa la salute di personaggi noti e cosi anche la protesi d’anca ha fatto la sua apparizione nella sfera degli interventi chirurgici dei cosiddetti Vip.
Per citare solo i più recenti, Renzo Arbore, Franco Zeffirelli, Carlo Verdone, i tennisti Andy Murray, Bob Bryan e Jimmy Connors. L’elenco prosegue copioso con il golfista americano Hal Sutton, l’ex wrestler Hulk Hogan.
La lista sì potrebbe allungare all’infinito, ma più che stilare un lungo elenco di nomi è utile sottolineare come la medicina abbia fatto passi da gigante nella soluzione del problema dell’artrosi dell’anca. In questi primi vent’anni dei 2000, nuove tecnologie e materiali e soprattutto nuovi accessi meno invasivi hanno spostato molto in avanti sia la durata potenziale degli impianti stessi che i tempi di riabilitazione, fino ad arrivare a risultati veramente sorprendenti.
La prima protesi d’anca di Hulk fu effettuata nel 2004, nel 2012 ha fatto anche l’altro lato.
Hulk Hogan
Lou Ferrigno, attore ed ex Body Builder,ha interpretato il super eroe della Marvel,The Incredible Hulk. Ha vinto per due volte consecutive il titolo di Mr. Universo. Secondo quanto ha detto in un’intervista sostiene che i lunghi anni di allenamenti come culturista professionista hanno compromesso le sue anche.
Lou Ferrigno
L’ex Sexiest Man (People Magazine, 1992) Nick Nolte si è sottoposto ad un intervento chirurgico di sostituzione dell’anca nel novembre 2014.
Nick NolteNick Nolte
Steve Carell, attore, è stato operato nel novembre del 2013. Si è infortunato all’anca giocando a hockey su ghiaccio 12 anni prima e ha sopportato il dolore fino a quando, stanco, ha deciso di sottoporsi all’intervento. Carrel dopo aver descritto la sala operatoria come una camera di tortura ha commentato:
Ho guardato diverse operazioni di sostituzione dell’anca con accesso su YouTube prima del mio intervento. Vedere i video è stato un bene, perché mi sono sorte domande da rivolgere al mio chirurgo per avere un quadro della situazione più completo.
Arnold Schwarzenegger ha una protesi d’anca già dal 2002. Eddie Van Halen fu operato all’anca addirittura nel 1999 (quando aveva 44 anni) a causa di necrosi avascolare della testa (malattia dolorosa che si verifica quando l’afflusso di sangue all’osso della testa del femore è compromesso).
Eddie commentando il suo intervento ha detto che era sveglio durante l’operazione grazie ad un’anestesia epidurale ed ha potuto seguire le varie fasi dell’intevrento.
Arnold SchwarzeneggerEddie Van HalenEddie Van HalenArnold Schwarzenegger
Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?
Spesso i pazienti chiedono quale sia la terapia di riabilitazione post-operatoriarelativa all’accesso anteriore mininvasivo e successivamente quali possano essere le attivà sportive compatibili o più semplicemente entro quali limiti si possa praticare del movimento.
Le caratteristiche peculiari dell’accesso mininvasivo anteriore, ovvero passare il tra i muscoli senza inciderli o staccarli, facilitano la ripresa del movimento poiché l’assenza di danno muscolare consente a tutti i muscoli dell’anca di partecipare attivamente alla ripresa del movimento senza ostacolarne il processo grazie all’assenza di dolore.
Le moderne tecniche di anestesia consentono l’esecuzione in estrema sicurezza di tutti gli interventi chirurgici. In particolare per la chirurgia mininvasiva dell’anca, il monitoraggio continuo dei parametri vitali e le modalità di anestesia loco regionale e/o generale rendono l’intervento possibile nel pieno rispetto delle necessità mediche e di comfort del paziente.
Una valutazione preoperatoria attenta del paziente e delle sue necessità mediche concomitanti alla patologia dell’anca, contribuiscono a rendere l’esperienza della chirurgia mininvasiva dell’anca un passo necessario per una migliore qualità di vita futura.
L’Artroplastica totale dell’anca e del ginocchio sono diventati un modo estremamente efficace e relativamente comune per alleviare il dolore e ripristinare il movimento di queste articolazioni. Sono circa 200.000 le ginocchia e le anche che vengono protesizzate ogni anno negli Stati Uniti. Grazie al loro miglioramento dopo l’intervento chirurgico, i pazienti spesso si aspettano di essere in grado di intraprendere qualsiasi tipo di attività. Tuttavia, impegnandosi in attività faticose, un paziente può potenzialmente sovraccaricare l’articolazione artificiale mettendone a rischio l’integrità.
Questo è un fattore di rischio tanto maggiore quanto è più giovane il paziente. Nelle attività sportive, gli impatti e il carico aumentano e conseguentemente anche il coefficiente d’usura delle componenti d’attrito dell’impianto (inserti in polietilene). Ad esempio, camminare trasmette sulla protesi un carico di 1,2 volte il peso corporeo. Con la corsa, queste forze arrivano a circa 2,5 volte il peso corporeo. Negli scatti, le forze di reazione sono triplicate a circa 3,6 volte il peso corporeo. Maggiori è la forza, maggiore è il rischio di usura dell’impianto. Ecco perché il chirurgo opta per accoppiamenti diversi delle componenti di attrito (polietilene/ceramica/ceramica) in base all’età ed alla attività fisica potenziale del paziente.
Ecco perché è importante chiarire col chirurgo quali sono i propri obiettivi post-operatori. Di seguito un elenco di sport a basso impatto da tenere in considerazione come idonei: tiro con l’arco, ciclismo, biliardo, piscina, bowling, sci di fondo, pesca, golf, doppi non aggressivi a tennis, equitazione, caccia, aerobica a basso impatto, la maggior parte degli sport di tiro, canottaggio, vela, immersioni subacquee, nuoto e passeggiate.
Sport che in generalmente ritenuti a rischio sono: baseball, basket, arrampicata, sci alpino, calcio, arti marziali, paracadutismo, squash, corsa, calcio, sprint, e la pallavolo. In generale, se la partecipazione in uno sport pone sollecitazioni eccessive sulla articolazione artificiale, il paziente deve essere uno spettatore a tale attività piuttosto che un partecipante.
La sostituzione totale dell’articolazione dell’anca o del ginocchio è uno dei modi più efficaci per alleviare il dolore e ripristinare la funzione, ma ricordate, si deve prendere cura dell’impianto perché esso possa durare il più a lungo possibile.
Jimmi Connors campione negli anni ’70 e ’80, oggi operato di protesi d’anca
Spesso ci sentiamo chiedere dai pazienti più giovani e in procinto di sottoporsi all’intervento di protesi d’anca, quali possano essere le attivà sportive compatibili o più semplicemente entro quali limiti si possa praticare del movimento.
Dopo un intervento all’anca effettuato con accesso mininvasivo anteriore, grazie all’assenza del dolore che caratterizzava l’artrosi e ad una ritrovata articolarità, i pazienti più giovani, generalamente più motivati a riprendere attività sportive, tornano gradualmente al movimento. Inoltre, essendo più portati a partecipare attivamente al processo di guarigione la loro ripresa spesso sarà rapida e sorprendente. Ma ciò non vuol dire che i pazienti più anziani non beneficino degli stessi vantaggi, anzi, il beneficio del risparmio di lesioni muscolari è più evidente nel malato meno giovane e meno spontaneamente attivo.
Non sarà necessario apprendere nuovi metodi di flessione verso il basso che mantengano la nuova anca lontana dal pericolo di lussazioni. Il passaggio anatomico inter-muscolare caratteristico della mininvasiva anteriore consente di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione e ciò permette al paziente di poter contare sull’integrità dei motori muscolari, questo a vantaggio di tutti i movimenti e di attività sportive eventualmente praticate.
Come promesso ecco il nuovo video in HD dell’intervento di artroprotesi d’anca mini invasiva anteriore. Rispetto al precedente è più lungo e dettagliato e comprende tutte le fasi dell’intervento. Seguiranno presto i video delle testimonianze di pazienti operati.