L’artroscopia dell’anca analogamente a quanto concerne la stessa pratica su ginocchio e spalla, consente di osservare e intervenire sull’articolazione senza dover accedere a cielo aperto. Utilizzata inizialmente a scopo diagnostico, negli ultimi anni si è affermata anche come soluzione al trattamento vero e proprio della patologia.
Per poter intervenire sono sufficienti delle piccole incisioni atte a far passare gli strumenti come la telecamera ed un piccolo strumento adatto a rimuovere o aspirare i frammenti da trattare. L’artroscopia dell’anca si utilizza per il trattamento del morbo di Perthes (una malattia degenerativa della testa del femore), in caso di impingement femoro-acetabolare (conflitto anomalo tra testa femorale e acetabolo), per la cura della displasia dell’anca (sviluppo anomalo dell’articolazione), osteotomie del collo femorale o dell’acetabolo, per risolvere problemi come rimozione di cisti o corpi estranei.
Occorre tener presente che l’artroscopia dell’anca non è risolutiva quando il paziente presenta uno stato di artrosi avanzata, Cioè quando le superfici articolari sono ormai compromesse. In questo caso l’unico intervento risolutivo resta la protesi d’anca.
Quali sono i vantaggi offerti dall’accesso mini-invasivo anteriore?
- Un più rapido recupero post operatorio poiché permette al chirurgo di lavorare tra i muscoli e i tessuti senza staccarli o tagliarli mantenendoli integri.
- Minore dolore muscolare = immediata ripresa della funzionalità dell’articolazione
- Aiuta a prevenire il rischio di lussazioni protesiche mantenendo la nuova articolazione in sede proprio grazie alla conservazione integrale delle strutture muscolari.
- Rende minore la perdita ematica intra-operatoria.

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“PASSARE TRA I MUSCOLI SENZA INCIDERLI O STACCARLI”
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