Protesidanca.net | Patologie: L’osteonecrosi della testa del femore

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Il Dr Cammarano, a sinistra, ed il Dr De Peppo
Dr Cammarano e Dr De Peppo – La Protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore a Roma dal 2003

L’osteonecrosi dell’anca e una patologia che si verifica quando viene interrotto l’afflusso di sangue alla testa del femore. 

Poiché le cellule ossee hanno bisogno di un costante apporto di sangue per rimanere in salute, l’osteonecrosi può portare alla distruzione dell’articolazione dell’anca e d’una grave artrite.

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A sinistra una testa sana. A destra una testa affetta da osteonecrosi.

L’osteonecrosi è anche chiamata necrosi avascolare o necrosi asettica. Sebbene possa verificarsi in qualsiasi altro osso, l’osteonecrosi colpisce più spesso l’anca ed esattamente la testa femorale.

L’anca è un giunto sferico. L’incavo è formato dall’acetabolo, che fa parte del bacino. La sfera è la testa del femore, che è l’estremità superiore del femore.

La superficie della sfera e dell’acetabolo sono rivestiti di cartilagine articolare, una sostanza liscia e scivolosa che protegge le ossa e consente loro di scivolare facilmente l’una sull’altra.

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Risonanza magnetica che evidenzia la osteonecrosi della testa.

Causa

Nell’osteonecrosi, l’osso nella testa del femore muore lentamente. L’osteonecrosi dell’anca si sviluppa quando viene interrotto l’afflusso di sangue alla testa del femore. 

Senza un adeguato nutrimento, l’osso nella testa del femore muore e gradualmente collassa. Di conseguenza, anche la cartilagine articolare che copre le ossa dell’anca collassa, portando a un’artrite disabilitante.

L’osteonecrosi può colpire chiunque, ma è più comune nelle persone di età compresa tra 40 e 65 anni. Gli uomini sviluppano l’osteonecrosi dell’anca più spesso delle donne.

Fattori di rischio

Non è sempre noto ciò che provoca la mancanza di afflusso di sangue, ma i medici hanno identificato una serie di fattori di rischio come lesioni, lussazioni, fratture e altre lesioni all’anca possono danneggiare i vasi sanguigni e compromettere la circolazione alla testa del femore.

Il consumo eccessivo di alcol nel tempo può causare la formazione di depositi di grasso nei vasi sanguigni e può aumentare i livelli di cortisone, con conseguente riduzione del flusso sanguigno all’osso.

Medicinali corticosteroidi. Molte malattie, tra cui l’asma, l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso sistemico, sono trattate con farmaci steroidi. 

Sebbene non sia noto esattamente perché questi farmaci possano portare all’osteonecrosi, la ricerca mostra che esiste una correlazione tra la malattia e l’uso a lungo termine di corticosteroidi.

L’osteonecrosi si sviluppa in più fasi. Il dolore all’anca è in genere il primo sintomo. Dolore sordo o più intenso nella zona inguinale o del gluteo. Man mano che la malattia progredisce, diventa sempre più difficile stare in piedi e muovere l’articolazione.

Potrebbero essere necessari da diversi mesi a oltre un anno affinché la malattia progredisca. È importante diagnosticare precocemente l’osteonecrosi.

Gli studi di imaging aiuteranno il medico a confermare la diagnosi come radiografie, Tac e risonanza magnetica.

Trattamento

Nella fase iniziale della malattia, il medico segue assiduamente il suo sviluppo e si limita a trattamenti di tipo conservativo. Se nel corso dei mesi la situazione dovesse precipitare in una grave forma di artrite ed al parziale collasso delle strutture ossee e cartilaginee della testa del femore allora la prospettiva di una sostituzione protesica dell’anca si renderà senz’altro necessaria.

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Protesidanca.net | Dr Cammarano & Dr De Peppo | La necrosi della testa femorale

La necrosi della testa femorale
Nella testa femorale a destra si notano zone scure di rarefazione ossea

L’osteonecrosi della testa del femore si manifesta quando viene meno il giusto approvvigionamento di sangue alla testa del femore. Il risultato è la morte delle cellule ossee della testa e il conseguente crollo strutturale. L’osteonecrosi è anche chiamata necrosi avascolare o necrosi asettica.

Fu il medico scozzese Alexander Munro ad identificarla per primo nella prima metà dell’800. Il Prof. Cruveilhier fu il primo ad attribuire il disturbo ad un’aberrazione della circolazione sanguigna nella testa del femore. Da allora la diagnosi di questo disturbo è via via cresciuta grazie all’evoluzione tecnologica tecnologia e ad una maggiore consapevolezza.

Prof. Alexander Munro La necrosi della testa femorale
Prof. Alexander Munro

L’osteonecrosi è ormai una malattia comunemente riconosciuta con una significativa morbilità (frequenza percentuale di una malattia in una collettività). La fase finale del processo è la grave distruzione della testa femorale con la degenerazione risultante dell’articolazione dell’anca. In molti pazienti, anche l’identificazione precoce non altera il risultato. Purtroppo, i pazienti che sono affetti da osteonecrosi sono giovani, di solito dal terzo al sesto decade di vita.

La necrosi della testa femorale
Nella testa femorale a destra zone chiare che indicano sclerotizzazione dell’osso

L’osteonecrosi può essere di origine traumatica o atraumatica. La forma traumatica ha un evento causale originante e viene isolata al particolare frammento osseo coinvolto. La forma atraumatica ha più eziologie e può coinvolgere più ossa. La forma traumatica di osteonecrosi si verifica nel 10% delle fratture del collo del femore composte, il 15-30% delle fratture del collo del femore scomposte e il 10% delle lussazioni dell’anca.

L’assunzione di corticosteroidi (cortisone) contribuisce alla forma atraumatica di osteonecrosi nel 5-25% dei pazienti. Il rapporto maschio-femmina è di circa 4:1. Almeno il 50% dei pazienti con osteonecrosi atraumatica dell’anca sono predisposti a quella bilaterale. Altre ossa possono essere coinvolte nella forma atraumatica, compresa la spalla, il ginocchio e l’astragalo.

La soluzione quando l’articolazione dell’anca è ormai compromessa è la artroprotesi d’anca. Terapie conservative non hanno gli esiti sperati nella quasi totalità dei casi lasciando al paziente la sola opzione protesica. Tecniche mininvasive applicate alla sostituzione totale dell’anca sono oggi un forte contributo ad una veloce ripresa funzionale soprattutto per il paziente giovane ed affetto da questa patologia.

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Approccio anteriore all’anca

Dal 2003 a Roma l’equipe del Dr Cammarano e del Dr De Peppo sono stati i primi a Roma e in Italia a dedicarsi alla protesi d’anca con accesso mininvasivo anteriore contribuendo fortemente al successo di questo intervento oggi sempre più richiesto da giovani pazienti ad alta richiesta funzionale.

Quali sono i vantaggi dell’accesso mininvasivo anteriore?

  • Un più rapido recupero post operatorio poiché permette al chirurgo di lavorare tra i muscoli e i tessuti senza staccarli o tagliarli mantenendoli integri.
  • Minore dolore muscolare = immediata ripresa della funzionalità dell’articolazione
  • Aiuta a prevenire il rischio di lussazioni protesiche mantenendo la nuova articolazione in sede proprio grazie alla conservazione integrale delle strutture muscolari. 
  • Rende minore la perdita ematica intra-operatoria.
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Il Dr Cammarano a sinistra, e il Dr De Peppo
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Approccio anteriore all’anca

Protesidanca.net | Dr Cammarano & Dr De Peppo | L’impingement femoro-acetabolare dell’anca. Una patologia che affligge pazienti sempre più giovani e sportivi

L’artrosi precoce dell’anca negli adulti è spesso attribuita al cosiddetto impingement femoro-acetabolare dell’anca (FAI). Questo può però causare problematiche anche nei giovani sportivi che con la loro intensa attività motoria accelerano i fenomeni che possono sviluppare il fenomeno dell’artrosi.

Sono descritte 3 tipologie di impingement:

PINCER | È causato da un’eccessiva prominenza del bordo ante-rolaterale dell’acetabolo.

Questo può verificarsi per un’eccessiva crescita del bordo anteriore oppure per una retroversione dell’acetabolo. Con la flessione, la prominenza acetabolare schiaccia il labbro contro il collo del femore. I microtraumi ripetuti possono creare una problematica del labbro acetabolare. Nel corso del tempo, il danno si puotrà estendere anche all’articolazione vera e propria trasformandosi in artrosi.

PINCER

CAM | La testa femorale non ha una forma sferica.

Con la flessione, la porzione non sferica della testa ruota all’interno dell’acetabolo creando una forza di taglio sul bordo anterolaterale della superficie articolare acetabolare. Il movimento ripetuto provoca un danno a livello della cartilagine acetabolare andando a provocare problemi al labbro acetabolare solo successivamente. Nel tempo, il labbro sarà danneggiato ma solo dopo che il processo avanza sulla superficie articolare. I maschi sono tre volte più colpiti da questa problematica rispetto alle femmine.

CAM

MISTA I Si tratta di una combinazione tra le due tipologie precedentemente descritte.

La sintomatologia meccanica associata a lesione intra-articolare è tipicamente descritta come intermittente, a volte come una sensazione di blocco o di click. I movimenti peggiori sono il perno sull’anca, la torsione, i movimenti laterali, la massima flessione e il passaggio dalla posizione accovacciata a quella seduta.

Il punto chiave è la diagnosi precoce. Il dolore in un atleta con FAI dovrebbe essere preso come un segnale di avvertimento preoccupante di danno progressivo all’interno dell’articolazione. È importante tenere presente che molti atleti dimostrano elevata tolleranza al dolore e il danneggiamento dell’articolazione può essere grave anche in coloro che continuano ad esprimersi ad alti livelli.

Fondamentale quindi rimane una attenta valutazione clinica da parte del chirurgo con un conseguente piano di trattamento che tenga in considerazione la fase di sviluppo della malattia.

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Approccio anteriore all’anca

Protesidanca.net | Cos’è l’impingement femoro-acetabolare dell’anca

L’artrosi precoce dell’anca negli adulti è spesso attribuita al cosiddetto impingement femoro-acetabolare dell’anca. Questo può però causare problematiche anche nei giovani sportivi che con la loro intensa attività motoria accelerano i fenomeni che possono sviluppare il fenomeno dell’artrosi.

Sono descritte 3 tipologie di impingement:

PINCER | È causato da un’eccessiva prominenza del bordo ante-rolaterale dell’acetabolo. Questo può verificarsi per un’eccessiva crescita del bordo anteriore oppure per una retroversione dell’acetabolo. Con la flessione, la prominenza acetabolare schiaccia il labbro contro il collo del femore. I microtraumi ripetuti possono creare una problematica del labbro acetabolare. Nel corso del tempo, il danno si puotrà estendere anche all’articolazione vera e propria trasformandosi in artrosi.

PINCER

CAM | La testa femorale non ha una forma sferica. Con la flessione, la porzione non sferica della testa ruota all’interno dell’acetabolo creando una forza di taglio sul bordo anterolaterale della superficie articolare acetabolare. Il movimento ripetuto provoca un danno a livello della cartilagine acetabolare andando a provocare problemi al labbro acetabolare solo successivamente. Nel tempo, il labbro sarà danneggiato ma solo dopo che il processo avanza sulla superficie articolare. I maschi sono tre volte più colpiti da questa problematica rispetto alle femmine.

CAM

MISTA I Si tratta di una combinazione tra le due tipologie precedentemente descritte.

La sintomatologia meccanica associata a lesione intra-articolare è tipicamente descritta come intermittente, a volte come una sensazione di blocco o di click. I movimenti peggiori sono il perno sull’anca, la torsione, i movimenti laterali, la massima flessione e il passaggio dalla posizione accovacciata a quella seduta.

Il punto chiave è la diagnosi precoce. Il dolore in un atleta con FAI dovrebbe essere preso come un segnale di avvertimento preoccupante di danno progressivo all’interno dell’articolazione. È importante tenere presente che molti atleti dimostrano elevata tolleranza al dolore e il danneggiamento dell’articolazione può essere grave anche in coloro che continuano ad esprimersi ad alti livelli.

Fondamentale quindi rimane una attenta valutazione clinica da parte del chirurgo con un conseguente piano di trattamento che tenga in considerazione la fase di sviluppo della malattia.

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Cos’è l’impingement femoro-acetabolare dell’anca?

L’artrosi precoce dell’anca negli adulti è spesso attribuita al cosiddetto impingement femoro-acetabolare dell’anca (FAI). Questo può però causare problematiche anche nei giovani sportivi che con la loro intensa attività motoria accelerano i fenomeni che possono sviluppare il fenomeno dell’artrosi.

Sono descritte 3 tipologie di impingement:

PINCER | È causato da un’eccessiva prominenza del bordo ante-rolaterale dell’acetabolo. Questo può verificarsi per un’eccessiva crescita del bordo anteriore oppure per una retroversione dell’acetabolo. Con la flessione, la prominenza acetabolare schiaccia il labbro contro il collo del femore. I microtraumi ripetuti possono creare una problematica del labbro acetabolare. Nel corso del tempo, il danno si puotrà estendere anche all’articolazione vera e propria trasformandosi in artrosi.

PINCER

CAM | La testa femorale non ha una forma sferica. Con la flessione, la porzione non sferica della testa ruota all’interno dell’acetabolo creando una forza di taglio sul bordo anterolaterale della superficie articolare acetabolare. Il movimento ripetuto provoca un danno a livello della cartilagine acetabolare andando a provocare problemi al labbro acetabolare solo successivamente. Nel tempo, il labbro sarà danneggiato ma solo dopo che il processo avanza sulla superficie articolare. I maschi sono tre volte più colpiti da questa problematica rispetto alle femmine.

CAM

MISTA I Si tratta di una combinazione tra le due tipologie precedentemente descritte.

La sintomatologia meccanica associata a lesione intra-articolare è tipicamente descritta come intermittente, a volte come una sensazione di blocco o di click. I movimenti peggiori sono il perno sull’anca, la torsione, i movimenti laterali, la massima flessione e il passaggio dalla posizione accovacciata a quella seduta.

Il punto chiave è la diagnosi precoce. Il dolore in un atleta con FAI dovrebbe essere preso come un segnale di avvertimento preoccupante di danno progressivo all’interno dell’articolazione. È importante tenere presente che molti atleti dimostrano elevata tolleranza al dolore e il danneggiamento dell’articolazione può essere grave anche in coloro che continuano ad esprimersi ad alti livelli.

Fondamentale quindi rimane una attenta valutazione clinica da parte del chirurgo con un conseguente piano di trattamento che tenga in considerazione la fase di sviluppo della malattia.

Il Dr Cammarano a sinistra, e il Dr De Peppo

La più grande casistica in Italia

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Scopri il segreto del successo della Protesi d’Anca con Accesso Mininvasivo Anteriore

Migliaia di casi maturati in quasi vent’anni di esperienza contribuiscono oggi a fare della protesi d’anca con accesso mini-invasivo anteriore una scelta sempre più condivisa, sia da parte dei pazienti che dei chirurghi.

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Quali sono i vantaggi offerti dall’accesso mini-invasivo anteriore?

  • Un più rapido recupero post operatorio poiché permette al chirurgo di lavorare tra i muscoli e i tessuti senza staccarli o tagliarli mantenendoli integri.
  • Minore dolore muscolare = immediata ripresa della funzionalità dell’articolazione
  • Aiuta a prevenire il rischio di lussazioni protesiche mantenendo la nuova articolazione in sede proprio grazie alla conservazione integrale delle strutture muscolari. 
  • Rende minore la perdita ematica intra-operatoria.

 Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?

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Perche è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli. 

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Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli

Ogni altro accesso chirurgico all’anca, laterale (freccia azzurra) o postero-laterale (freccia verde) necessita l’incisione o il distacco delle inserzioni muscolari. Un passaggio anatomico inter-muscolare consente invece a chi pratica la mininvasiva anteriore di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione. Tutto questo grazie anche all’impiego di nuovi impianti protesici e strumentari specifici

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Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.

Riprendere la vita di ogni giorno

Dopo ogni intervento chirurgico si apre una nuova fase per il paziente, quella che dal suo punto di vista diventa la più importante: la guarigione.

Ogni sforzo da parte del chirurgo è finalizzato al successo di questa ultima fase che rappresenta l’obbiettivo d’eccellenza che egli si prefigge prima di ogni atto chirurgico. 

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Per il Prof. Germano Cammarano ed il Prof. Marco de Peppo, la protesica d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.

Prima struttura in Italia a utilizzarla sin dal 2003

Prima struttura in Italia per numero di pazienti operati

Primo centro di riferimento in Italia dal 2003

 Chirurgia mini invasiva, nuove tecnologie ed una grande esperienza maturata in tanti anni di casi comportano vantaggi concreti. Vieni a conoscerli di persona.

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L’Artroscopia dell’Anca

L’artroscopia dell’anca analogamente a quanto concerne la stessa pratica su ginocchio e spalla, consente di osservare e intervenire sull’articolazione senza dover accedere a cielo aperto. Utilizzata inizialmente a scopo diagnostico, negli ultimi anni si è affermata anche come soluzione al trattamento vero e proprio della patologia.

Per poter intervenire sono sufficienti delle piccole incisioni atte a far passare gli strumenti come la telecamera ed un piccolo strumento adatto a rimuovere o aspirare i frammenti da trattare. L’artroscopia dell’anca si utilizza per il trattamento del morbo di Perthes (una malattia degenerativa della testa del femore), in caso di impingement femoro-acetabolare (conflitto anomalo tra testa femorale e acetabolo), per la cura della displasia dell’anca (sviluppo anomalo dell’articolazione), osteotomie del collo femorale o dell’acetabolo, per risolvere problemi come rimozione di cisti o corpi estranei.

Occorre tener presente che l’artroscopia dell’anca non è risolutiva quando il paziente presenta uno stato di artrosi avanzata, Cioè quando le superfici articolari sono ormai compromesse. In questo caso l’unico intervento risolutivo resta la protesi d’anca.

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  • Un più rapido recupero post operatorio poiché permette al chirurgo di lavorare tra i muscoli e i tessuti senza staccarli o tagliarli mantenendoli integri.
  • Minore dolore muscolare = immediata ripresa della funzionalità dell’articolazione
  • Aiuta a prevenire il rischio di lussazioni protesiche mantenendo la nuova articolazione in sede proprio grazie alla conservazione integrale delle strutture muscolari. 
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Cos’e’ la necrosi della testa del femore? Si può curare?

L’osteonecrosi dell’anca e una patologia che si verifica quando viene interrotto l’afflusso di sangue alla testa del femore. 

Poiché le cellule ossee hanno bisogno di un costante apporto di sangue per rimanere in salute, l’osteonecrosi può portare alla distruzione dell’articolazione dell’anca e d’una grave artrite.

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L’osteonecrosi è anche chiamata necrosi avascolare o necrosi asettica. Sebbene possa verificarsi in qualsiasi altro osso, l’osteonecrosi colpisce più spesso l’anca ed esattamente la testa femorale.

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La superficie della sfera e dell’acetabolo sono rivestiti di cartilagine articolare, una sostanza liscia e scivolosa che protegge le ossa e consente loro di scivolare facilmente l’una sull’altra.

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Causa

Nell’osteonecrosi, l’osso nella testa del femore muore lentamente. L’osteonecrosi dell’anca si sviluppa quando viene interrotto l’afflusso di sangue alla testa del femore. 

Senza un adeguato nutrimento, l’osso nella testa del femore muore e gradualmente collassa. Di conseguenza, anche la cartilagine articolare che copre le ossa dell’anca collassa, portando a un’artrite disabilitante.

L’osteonecrosi può colpire chiunque, ma è più comune nelle persone di età compresa tra 40 e 65 anni. Gli uomini sviluppano l’osteonecrosi dell’anca più spesso delle donne.

Fattori di rischio

Non è sempre noto ciò che provoca la mancanza di afflusso di sangue, ma i medici hanno identificato una serie di fattori di rischio come lesioni, lussazioni, fratture e altre lesioni all’anca possono danneggiare i vasi sanguigni e compromettere la circolazione alla testa del femore.

Il consumo eccessivo di alcol nel tempo può causare la formazione di depositi di grasso nei vasi sanguigni e può aumentare i livelli di cortisone, con conseguente riduzione del flusso sanguigno all’osso.

Medicinali corticosteroidi. Molte malattie, tra cui l’asma, l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso sistemico, sono trattate con farmaci steroidi. 

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Sebbene non sia noto esattamente perché questi farmaci possano portare all’osteonecrosi, la ricerca mostra che esiste una correlazione tra la malattia e l’uso a lungo termine di corticosteroidi.

L’osteonecrosi si sviluppa in più fasi. Il dolore all’anca è in genere il primo sintomo. Dolore sordo o più intenso nella zona inguinale o del gluteo. Man mano che la malattia progredisce, diventa sempre più difficile stare in piedi e muovere l’articolazione.

Potrebbero essere necessari da diversi mesi a oltre un anno affinché la malattia progredisca. È importante diagnosticare precocemente l’osteonecrosi.

Gli studi di imaging aiuteranno il medico a confermare la diagnosi come radiografie, Tac e risonanza magnetica.

Trattamento

Nella fase iniziale della malattia, il medico segue assiduamente il suo sviluppo e si limita a trattamenti di tipo conservativo. Se nel corso dei mesi la situazione dovesse precipitare in una grave forma di artrite ed al parziale collasso delle strutture ossee e cartilaginee della testa del femore allora la prospettiva di una sostituzione protesica dell’anca si renderà senz’altro necessaria.


Alessandra, 56 anni Fitness Trainer ed ex atleta della nazionale di nuoto sincronizzato, ci racconta la sua esperienza. Dopo 3 anni di sofferenza alle anche, per una grave coxartrosi bilaterale, si è sottoposta al primo dei due interventi in programma di protesi d’anca mini invasiva. Ci racconta come grazie all’intervento con accesso mini invasivo anteriore, sia stato facile recuperare in fretta e tornare presto in palestra ad allenarsi ed allenare i suoi numerosi allievi del Due Ponti Sporting Club di Roma.

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Patologie dell’anca | La osteonecrosi della testa del femore

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L’osteonecrosi dell’anca e una patologia che si verifica quando viene interrotto l’afflusso di sangue alla testa del femore. 

Poiché le cellule ossee hanno bisogno di un costante apporto di sangue per rimanere in salute, l’osteonecrosi può portare alla distruzione dell’articolazione dell’anca e d’una grave artrite.

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A sinistra una testa sana. A destra una testa affetta da osteonecrosi.

L’osteonecrosi è anche chiamata necrosi avascolare o necrosi asettica. Sebbene possa verificarsi in qualsiasi altro osso, l’osteonecrosi colpisce più spesso l’anca ed esattamente la testa femorale.

L’anca è un giunto sferico. L’incavo è formato dall’acetabolo, che fa parte del bacino. La sfera è la testa del femore, che è l’estremità superiore del femore.

La superficie della sfera e dell’acetabolo sono rivestiti di cartilagine articolare, una sostanza liscia e scivolosa che protegge le ossa e consente loro di scivolare facilmente l’una sull’altra.

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Risonanza magnetica che evidenzia la osteonecrosi della testa.

Causa

Nell’osteonecrosi, l’osso nella testa del femore muore lentamente. L’osteonecrosi dell’anca si sviluppa quando viene interrotto l’afflusso di sangue alla testa del femore. 

Senza un adeguato nutrimento, l’osso nella testa del femore muore e gradualmente collassa. Di conseguenza, anche la cartilagine articolare che copre le ossa dell’anca collassa, portando a un’artrite disabilitante.

L’osteonecrosi può colpire chiunque, ma è più comune nelle persone di età compresa tra 40 e 65 anni. Gli uomini sviluppano l’osteonecrosi dell’anca più spesso delle donne.

Fattori di rischio

Non è sempre noto ciò che provoca la mancanza di afflusso di sangue, ma i medici hanno identificato una serie di fattori di rischio come lesioni, lussazioni, fratture e altre lesioni all’anca possono danneggiare i vasi sanguigni e compromettere la circolazione alla testa del femore.

Il consumo eccessivo di alcol nel tempo può causare la formazione di depositi di grasso nei vasi sanguigni e può aumentare i livelli di cortisone, con conseguente riduzione del flusso sanguigno all’osso.

Medicinali corticosteroidi. Molte malattie, tra cui l’asma, l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso sistemico, sono trattate con farmaci steroidi. 

Sebbene non sia noto esattamente perché questi farmaci possano portare all’osteonecrosi, la ricerca mostra che esiste una correlazione tra la malattia e l’uso a lungo termine di corticosteroidi.

L’osteonecrosi si sviluppa in più fasi. Il dolore all’anca è in genere il primo sintomo. Dolore sordo o più intenso nella zona inguinale o del gluteo. Man mano che la malattia progredisce, diventa sempre più difficile stare in piedi e muovere l’articolazione.

Potrebbero essere necessari da diversi mesi a oltre un anno affinché la malattia progredisca. È importante diagnosticare precocemente l’osteonecrosi.

Gli studi di imaging aiuteranno il medico a confermare la diagnosi come radiografie, Tac e risonanza magnetica.

Trattamento

Nella fase iniziale della malattia, il medico segue assiduamente il suo sviluppo e si limita a trattamenti di tipo conservativo. Se nel corso dei mesi la situazione dovesse precipitare in una grave forma di artrite ed al parziale collasso delle strutture ossee e cartilaginee della testa del femore allora la prospettiva di una sostituzione protesica dell’anca si renderà senz’altro necessaria.


Alessandra, 56 anni Fitness Trainer ed ex atleta della nazionale di nuoto sincronizzato, ci racconta la sua esperienza. Dopo 3 anni di sofferenza alle anche, per una grave coxartrosi bilaterale, si è sottoposta al primo dei due interventi in programma di protesi d’anca mini invasiva. Ci racconta come grazie all’intervento con accesso mini invasivo anteriore, sia stato facile recuperare in fretta e tornare presto in palestra ad allenarsi ed allenare i suoi numerosi allievi del Due Ponti Sporting Club di Roma.

Il Dr Cammarano a sinistra, e il Dr De Peppo

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Approccio anteriore all’anca

Studi | Fumare aumenta il rischio di fallimento di protesi d’anca e di ginocchio


Fumare pregiudica la capacità del corpo di rigenerare osso. Due studi presentati all’American Academy of Orthopaedic Surgeons hanno esaminato gli effetti del fumo sulle protesi. Un forum per fumatori ha fornito una valida testimonianza su come i chirurghi ortopedici possono incoraggiare i pazienti e aiutarli a smettere di fumare prima dell’intervento.

Nel primo studio la chirurgia totale di sostituzione del ginocchio (TKR) nei fumatori aveva un tasso di revisione più alto di 10 volte rispetto ai non fumatori. L’inchiesta ha riguardato 621 pazienti con TKR, inclusi 131 fumatori (età media 62 anni). Tutti i pazienti fumatori erano incoraggiati a partecipare ad un programma per smettere fumare prima della chirurgia TKR.  I risultati clinici, compresi dolore, funzione e articolazione, sono stati valutati dopo l’intervento chirurgico in entrambi i gruppi.

Il gruppo fumatori ha avuto 13 fallimenti di protesi di ginocchio (10 per cento) rispetto ai 5 del gruppo non fumatori (1 per cento). Anche il tasso di complicanze mediche è stato “significativamente più elevato” nel gruppo di fumatori con 27 pazienti che presentano complicazioni rispetto ai 6 dei non fumatori. Le complicanze includono trombosi venosa profonda (DVT) o coaguli di sangue, anemia, problemi cardiaci e insufficienza renale acuta.

Il secondo studio ha esaminato gli effetti del fumo su pazienti sottoposti a revisioni acetaboli. Il tasso di fallimento nei fumatori era del 9,1 per cento, contro il 3,4 per cento nei non fumatori.

Durante il Forum sui danni del fumo gli esperti hanno fornito testimonianze di pazienti che hanno smesso di fumare prima e durante il trattamento ortopedico i quali riportano non solo meno dolore di quelli che fumano, ma anche migliori risultati.

Fonte: opnews