Protesidanca.net | Mininvasiva Anteriore: domande frequenti

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Per coloro che sono nella prospettiva di un intervento, ecco qui di seguito alcune delle domande che più frequentemente ci vengono poste dai nostri pazienti. Non esitate ad aggiungere nei commenti ogni vostra curiosità o richiesta di in formazioni sull’accesso mininvasivo anteriore all’anca. Altrimenti potete chiamarci o contattarci seguendo le indicazioni del modulo di contatto.

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Il Dr Cammarano a sinistra, e il Dr De Peppo

Quanto tempo serve per camminare dopo una protesi all’anca?

Il paziente che si opera di protesi all’anca non smette mai di camminare. Si alza e cammina già il mattino seguente con l’aiuto di stampelle. Questo grazie all’Accesso Chirurgico Mininvasivo Anteriore che risparmia i motori muscolari dell’anca riducendo cosi al minimo il dolore e consentendo quindi libertà di movimento fin da subito. Inoltre mantenendo intatti i muscoli l’articolazione rimane stabile e al sicuro dal rischio di lussazioni.

Che cosa si può fare quando si ha la protesi all’anca?

Si può riprendere a fare tutto. Passeggiate, sport come Tennis, Padel, Footing. La richiesta funzionale negli ultimi anni è cresciuta tanto quanto si è abbassata l’eta media dei pazienti operati. Non c’è rischio di usura dei componenti ne di rigetto, i materiali si sono evoluti come le tecniche chirurgiche. Rimanere in forma e ben tonici aiuta a vivere meglio tanto con che senza la protesi.

Quanto tempo ci vuole per guarire da un intervento all’anca?

I tempi di recupero sono piuttosto brevi. In linea di massima i pazienti il giorno dopo l’intervento sono già in grado di alzarsi ed essere autonomi con l’aiuto delle stampelle. L’intervento Mininvasivo Anteriore non necessita di particolare riabilitazione poiché si passa tra i muscoli senza inciderli o staccarli. In 30 giorni si mettono via le stampelle e la convalescenza termina.

Come si vive con una protesi all’anca?

La vita dopo la protesi d’anca è assolutamente normale. Anzi comprende nuovamente tutte quelle attività Hobbistico/sportive che a causa del dolore avevamo abbandonato.

Quando è il momento di operare l’anca?

Quando il dolore e le difficoltà motorie causate da gravi patologie all’anca persistono nonostante la fisioterapia, l’assunzione di antinfiammatori e antidolorifici, è consigliabile che il paziente dopo il parere positivo del medico sostituisca l’articolazione malata con una protesi d’anca.

Ci sono limitazioni al sedersi, andare al bagno o muoversi dopo la protesi d’anca?

Non c’è nessuna controindicazione o rischio nella seduta o nella flesso/estensione dell’anca. Questo grazie all’Accesso Chirurgico Mininvasivo Anteriore che risparmia i motori muscolari dell’anca riducendo cosi al minimo il dolore e consentendo quindi libertà di movimento fin da subito. Inoltre mantenendo intatti i muscoli l’articolazione rimane stabile e al sicuro sul rischio di lussazioni.

Quanto dura il dolore dopo la protesi all’anca?

Una adeguata copertura antidolorifica viene garantita per tutte le 24 successive all’intervento ma occorre tenere in considerazione che grazie all’Accesso Chirurgico Mininvasivo Anteriore non si tagliano o staccano muscoli. Cosi facendo si riducono al minimo i dolori post-operatori consentendo al paziente di muoversi da subito.

Quanto costa una protesi d’anca?

Da molti anni il nostro riferimento è la Clinica Ars Medica (06 362081)Convenzionata con i maggiori gruppi assicurativi, garantisce i più alti standard di qualità del settore. Siamo a disposizione per fornire ulteriori e più dettagliate informazioni circa modalità e procedure.

Che tipo di Anestesia occorre?

L’intervento viene praticato normalmente in anestesia periferica (sub-aracnoidea). Il paziente non avverte dolore durante l’intervento ne al risveglio grazie ad una sufficiente copertura dei farmaci dosati dall’anestesista.


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Riabilitazione dopo protesi d’anca? Anche no se l’accesso è MININVASIVO ANTERIORE

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 Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?

Spesso i pazienti chiedono quale sia la terapia di riabilitazione post-operatoriarelativa all’accesso anteriore mininvasivo e successivamente quali possano essere le attivà sportive compatibili o più semplicemente entro quali limiti si possa praticare del movimento.

Le caratteristiche peculiari dell’accesso mininvasivo anteriore, ovvero passare il tra i muscoli senza inciderli o staccarli, facilitano la ripresa del movimento poiché l’assenza di danno muscolare consente a tutti i muscoli  dell’anca di partecipare attivamente alla ripresa del movimento senza ostacolarne il processo grazie all’assenza di dolore.

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Non sarà necessario limitare alcuni movimenti per evitare il rischio di lussazioni poiché grazie alla integrità di tutti i muscoli coinvolti nei movimenti dell’anca questo pericolo non esiste

Inoltre la natura stessa dell’accesso, situato sul lato anteriore, previene questa evenienza poiché nei movimenti di flessione, ovvero quando ci si accuccia o ci si siede, l’escursione di movimento dell’anca volge verso i glutei, zona assolutamente non interessata dall’intervento.

Il passaggio anatomico inter-muscolare caratteristico della mininvasiva anteriore consente di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione e ciò permette al paziente di poter contare sull’integrità dei motori muscolari, questo a vantaggio di tutti i movimenti e di attività sportive eventualmente praticate.

La via inter-muscolare

L’accesso chirurgico mininvasivo anteriore è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli. 

SIOT 2009 5

Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli

Ogni altro accesso chirurgico all’anca, laterale (freccia azzurra) o postero-laterale (freccia verde) necessita l’incisione o il distacco delle inserzioni muscolari. Un passaggio anatomico inter-muscolare consente invece a chi pratica la mininvasiva anteriore di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione. Tutto questo grazie anche all’impiego di nuovi impianti protesici e strumentari specifici

SIOT 2009 4

Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.

Chirurgia mininvasiva, nuove tecnologie ed una grande esperienza maturata in tanti anni di casi comportano vantaggi concreti. Vieni a conoscerli di persona.


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Se disponete di immagini radiografiche delle vostre articolazioni potete inviarle alla nostra attenzione.

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Se sono in formato tradizionale:

Per potercele fornire è sufficiente fotografarle appoggiandole ad una superficie luminosa, come per esempio lo schermo di un computer purché sia aperto su di una pagina bianca. Dopodiché inviate le foto digitali alla nostra mail:

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Se sono in formato digitale:

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Noi valuteremo il vostro caso e vi risponderemo con un consulto nel più breve tempo possibile.
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dr cammarano dr de peppo 20 anni di protesi d'anca mininvasiva anteriore

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Protesidanca.net | Dr Cammarano & Dr De Peppo | Video | Ecco come appare una testa del femore erosa da una grave artrosi

Molti pazienti sono incuriositi da come la loro articolazione sia arrivata ad una condizione di artrosi così avanzata. Accade che dopo l’intervento ci chiedano fotografie che possano rendergli l’idea del danno che genera la malattia artrosica. Ne abbiamo effettuate diverse, le trovate all’interno del sito, ma questa volta abbiamo deciso di girare un piccolo video che possa dare ancora meglio l’idea.

Si può notare una vasta superficie della testa femorale priva di cartilagine. Questa zona appare lucida ed ha una consistenza estremamente dura simile alla pietra e più esattamente al travertino. Spesso è disseminata di lesioni ovvero di mancanze di sostanza ossea che appaiono come fori più o meno grandi. Questo conferisce alla superficie quell’aspettomarmoreo” cui ci riferiamo quando la assimiliamo al travertino.

Quando le superfici ossee, prive di cartilagine, entrano a diretto contatto non è più possibile convivere con la malattia che diventa invalidante ed assieme molto dolorosa sia in movimento che a riposo. L’intervento di sostituzione protesica a questo punto diventa indispensabile per poter riprendere le nostre attività quotidiane ed una vita normale ricca di movimento..


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Protesidanca.net | Dr Cammarano & Dr De Peppo | La necrosi della testa femorale

La necrosi della testa femorale
Nella testa femorale a destra si notano zone scure di rarefazione ossea

L’osteonecrosi della testa del femore si manifesta quando viene meno il giusto approvvigionamento di sangue alla testa del femore. Il risultato è la morte delle cellule ossee della testa e il conseguente crollo strutturale. L’osteonecrosi è anche chiamata necrosi avascolare o necrosi asettica.

Fu il medico scozzese Alexander Munro ad identificarla per primo nella prima metà dell’800. Il Prof. Cruveilhier fu il primo ad attribuire il disturbo ad un’aberrazione della circolazione sanguigna nella testa del femore. Da allora la diagnosi di questo disturbo è via via cresciuta grazie all’evoluzione tecnologica tecnologia e ad una maggiore consapevolezza.

Prof. Alexander Munro La necrosi della testa femorale
Prof. Alexander Munro

L’osteonecrosi è ormai una malattia comunemente riconosciuta con una significativa morbilità (frequenza percentuale di una malattia in una collettività). La fase finale del processo è la grave distruzione della testa femorale con la degenerazione risultante dell’articolazione dell’anca. In molti pazienti, anche l’identificazione precoce non altera il risultato. Purtroppo, i pazienti che sono affetti da osteonecrosi sono giovani, di solito dal terzo al sesto decade di vita.

La necrosi della testa femorale
Nella testa femorale a destra zone chiare che indicano sclerotizzazione dell’osso

L’osteonecrosi può essere di origine traumatica o atraumatica. La forma traumatica ha un evento causale originante e viene isolata al particolare frammento osseo coinvolto. La forma atraumatica ha più eziologie e può coinvolgere più ossa. La forma traumatica di osteonecrosi si verifica nel 10% delle fratture del collo del femore composte, il 15-30% delle fratture del collo del femore scomposte e il 10% delle lussazioni dell’anca.

L’assunzione di corticosteroidi (cortisone) contribuisce alla forma atraumatica di osteonecrosi nel 5-25% dei pazienti. Il rapporto maschio-femmina è di circa 4:1. Almeno il 50% dei pazienti con osteonecrosi atraumatica dell’anca sono predisposti a quella bilaterale. Altre ossa possono essere coinvolte nella forma atraumatica, compresa la spalla, il ginocchio e l’astragalo.

La soluzione quando l’articolazione dell’anca è ormai compromessa è la artroprotesi d’anca. Terapie conservative non hanno gli esiti sperati nella quasi totalità dei casi lasciando al paziente la sola opzione protesica. Tecniche mininvasive applicate alla sostituzione totale dell’anca sono oggi un forte contributo ad una veloce ripresa funzionale soprattutto per il paziente giovane ed affetto da questa patologia.

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Dal 2003 a Roma l’equipe del Dr Cammarano e del Dr De Peppo sono stati i primi a Roma e in Italia a dedicarsi alla protesi d’anca con accesso mininvasivo anteriore contribuendo fortemente al successo di questo intervento oggi sempre più richiesto da giovani pazienti ad alta richiesta funzionale.

Quali sono i vantaggi dell’accesso mininvasivo anteriore?

  • Un più rapido recupero post operatorio poiché permette al chirurgo di lavorare tra i muscoli e i tessuti senza staccarli o tagliarli mantenendoli integri.
  • Minore dolore muscolare = immediata ripresa della funzionalità dell’articolazione
  • Aiuta a prevenire il rischio di lussazioni protesiche mantenendo la nuova articolazione in sede proprio grazie alla conservazione integrale delle strutture muscolari. 
  • Rende minore la perdita ematica intra-operatoria.
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L’atto chirurgico in sé non è che la “punta dell’iceberg” di un progetto che comincia ben prima del giorno dell’intervento. Quando il paziente è difronte alla prospettiva di affrontare un intervento di protesi d’anca mininvasiva anteriore, intraprende un percorso che step dopo step costituisce il planning pre-operatorio, ovvero il progetto dell’intervento vero e proprio.

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Dopo gli esami clinici di rito al paziente vengono prescritti particolari proiezioni radiografiche dell’area da trattare, sulla quale vengono eseguite tutte le necessarie misurazioni per valutare dimensioni e orientamenti della protesi. Tutti i dati raccolti in questa fase vengono messi in relazione con lo status scheletrico del paziente valutato clinicamente. In questa fase si rilevano per esempio eventuali dismetrie (asimmetrie nella lunghezza degli arti) ed altri parametri biometrici da tenere in considerazione in fase chirurgica.

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 Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?

Spesso i pazienti chiedono quale sia la terapia di riabilitazione post-operatoriarelativa all’accesso anteriore mininvasivo e successivamente quali possano essere le attivà sportive compatibili o più semplicemente entro quali limiti si possa praticare del movimento.

Le caratteristiche peculiari dell’accesso mininvasivo anteriore, ovvero passare il tra i muscoli senza inciderli o staccarli, facilitano la ripresa del movimento poiché l’assenza di danno muscolare consente a tutti i muscoli  dell’anca di partecipare attivamente alla ripresa del movimento senza ostacolarne il processo grazie all’assenza di dolore.

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Non sarà necessario limitare alcuni movimenti per evitare il rischio di lussazioni poiché grazie alla integrità di tutti i muscoli coinvolti nei movimenti dell’anca questo pericolo non esiste

Inoltre la natura stessa dell’accesso, situato sul lato anteriore, previene questa evenienza poiché nei movimenti di flessione, ovvero quando ci si accuccia o ci si siede, l’escursione di movimento dell’anca volge verso i glutei, zona assolutamente non interessata dall’intervento.

Il passaggio anatomico inter-muscolare caratteristico della mininvasiva anteriore consente di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione e ciò permette al paziente di poter contare sull’integrità dei motori muscolari, questo a vantaggio di tutti i movimenti e di attività sportive eventualmente praticate.

La via inter-muscolare

L’accesso chirurgico mininvasivo anteriore è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli. 

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Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.

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Protesidanca.net | Dr Cammarano & Dr De Peppo | La Mininvasiva Anteriore nelle parole dei pazienti

La parola ai pazienti 

Migliaia sono le persone che dal 2003 si sono sottoposte ad un intervento di protesi d’anca con accesso mininvasivo anteriore affidandosi alla nostra èquipe. Abbiamo pensato di raccogliere qui alcune loro testimonianze in modo da soddisfare coloro che hanno il piacere di ascoltare dalla loro viva voce le impressioni “a caldo”.

Nulla è più convincente e comunicativo delle stesse parole dei pazienti. La loro esperienza è trasmessa nel linguaggio più semplice e comprensibile per un altro paziente ed il messaggio arriva a destinazione più diretto e veloce in confronto a tante spiegazioni tecniche o scientifiche.

Ringraziamo tutti i nostri pazienti per il loro contributo audiovisivo così utile a chi è nella prospettiva di affrontare un intervento di sostituzione protesica dell’anca. Buona visione!

Dr Cammarano & Dr De Peppo

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Alfredo e Michele si scaldano prima di una partitella serale a Padel
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Alfredo gioca a Beach Tennis a 5 mesi dalla seconda protesi d’anca
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Alfredo
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Sergio alla Maratona di Roma 2021
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Sergio
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Cinzia | Allenarsi nella corsa a 1 anno dall’intervento
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Cinzia corre la Race for the Cure a 11 mesi dall’intervento!
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Protesidanca.net | La Mininvasiva Anteriore una storia di successo tutta romana

La protesi d’anca è una delle procedure chirurgiche ortopediche di maggior successo. Negli ultimi anni l’avvento di nuovi materiali e nuove tecniche chirurgiche come l’accesso mininvasivo anteriore all’anca, hanno alzato molto il livello di performance funzionale.

Dal 2016 più di 350.000 persone hanno visitato protesidanca.net per informarsi o richiedere approfondimenti sull’accesso mininvasivo anteriore all’anca, testimoniando quanto sia crescente l’interesse per questo tipo di chirurgia fino a poco tempo fa appannaggio di pochi centri d’eccellenza.

L’equipe del Dr. Cammarano dal 2003 è custode di una ragguardevole esperienza che premia chi sin dalle origini ha creduto che le nuove frontiere della protesica dell’anca dovessero innanzi tutto aiutare a ridurre al minimo i danni ai tessuti molli.


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Per coloro che sono nella prospettiva di un intervento, ecco qui di seguito alcune delle domande che più frequentemente ci vengono poste dai nostri pazienti. Non esitate ad aggiungere nei commenti ogni vostra curiosità o richiesta di in formazioni sull’accesso mininvasivo anteriore all’anca. Altrimenti potete chiamarci o contattarci seguendo le indicazioni del modulo di contatto.

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Il Dr Cammarano a sinistra, e il Dr De Peppo

Quanto tempo serve per camminare dopo una protesi all’anca?

Il paziente che si opera di protesi all’anca non smette mai di camminare. Si alza e cammina già il mattino seguente con l’aiuto di stampelle. Questo grazie all’Accesso Chirurgico Mininvasivo Anteriore che risparmia i motori muscolari dell’anca riducendo cosi al minimo il dolore e consentendo quindi libertà di movimento fin da subito. Inoltre mantenendo intatti i muscoli l’articolazione rimane stabile e al sicuro dal rischio di lussazioni.

Che cosa si può fare quando si ha la protesi all’anca?

Si può riprendere a fare tutto. Passeggiate, sport come Tennis, Padel, Footing. La richiesta funzionale negli ultimi anni è cresciuta tanto quanto si è abbassata l’eta media dei pazienti operati. Non c’è rischio di usura dei componenti ne di rigetto, i materiali si sono evoluti come le tecniche chirurgiche. Rimanere in forma e ben tonici aiuta a vivere meglio tanto con che senza la protesi.

Quanto tempo ci vuole per guarire da un intervento all’anca?

I tempi di recupero sono piuttosto brevi. In linea di massima i pazienti il giorno dopo l’intervento sono già in grado di alzarsi ed essere autonomi con l’aiuto delle stampelle. L’intervento Mininvasivo Anteriore non necessita di particolare riabilitazione poiché si passa tra i muscoli senza inciderli o staccarli. In 30 giorni si mettono via le stampelle e la convalescenza termina.

Come si vive con una protesi all’anca?

La vita dopo la protesi d’anca è assolutamente normale. Anzi comprende nuovamente tutte quelle attività Hobbistico/sportive che a causa del dolore avevamo abbandonato.

Quando è il momento di operare l’anca?

Quando il dolore e le difficoltà motorie causate da gravi patologie all’anca persistono nonostante la fisioterapia, l’assunzione di antinfiammatori e antidolorifici, è consigliabile che il paziente dopo il parere positivo del medico sostituisca l’articolazione malata con una protesi d’anca.

Ci sono limitazioni al sedersi, andare al bagno o muoversi dopo la protesi d’anca?

Non c’è nessuna controindicazione o rischio nella seduta o nella flesso/estensione dell’anca. Questo grazie all’Accesso Chirurgico Mininvasivo Anteriore che risparmia i motori muscolari dell’anca riducendo cosi al minimo il dolore e consentendo quindi libertà di movimento fin da subito. Inoltre mantenendo intatti i muscoli l’articolazione rimane stabile e al sicuro sul rischio di lussazioni.

Quanto dura il dolore dopo la protesi all’anca?

Una adeguata copertura antidolorifica viene garantita per tutte le 24 successive all’intervento ma occorre tenere in considerazione che grazie all’Accesso Chirurgico Mininvasivo Anteriore non si tagliano o staccano muscoli. Cosi facendo si riducono al minimo i dolori post-operatori consentendo al paziente di muoversi da subito.

Quanto costa una protesi d’anca?

Da molti anni il nostro riferimento è la Clinica Ars Medica (06 362081)Convenzionata con i maggiori gruppi assicurativi, garantisce i più alti standard di qualità del settore. Siamo a disposizione per fornire ulteriori e più dettagliate informazioni circa modalità e procedure.

Che tipo di Anestesia occorre?

L’intervento viene praticato normalmente in anestesia periferica (sub-aracnoidea). Il paziente non avverte dolore durante l’intervento ne al risveglio grazie ad una sufficiente copertura dei farmaci dosati dall’anestesista.


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La più grande casistica in Italia

“PASSARE TRA I MUSCOLI SENZA INCIDERLI O STACCARLI”


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