Migliaia sono le persone che dal 2003 si sono sottoposte ad un intervento di protesi d’anca con accesso mininvasivo anteriore affidandosi alla nostra èquipe. Abbiamo pensato di raccogliere qui alcune loro testimonianze in modo da soddisfare coloro che hanno il piacere di ascoltare dalla loro viva voce le impressioni “a caldo”.
Alessandra
Antonio
Pietro | Anestesista
Cinzia | Allenarsi nella corsa a 1 anno dall’intervento
Cinzia corre la Race for the Cure a 11 mesi dall’intervento!
Alessandra, 56 anni Fitness Trainer ed ex atleta della nazionale di nuoto sincronizzato, ci racconta la sua esperienza. Dopo 3 anni di sofferenza alle anche, per una grave coxartrosi bilaterale, si è sottoposta al primo dei due interventi in programma di protesi d’anca mini invasiva. Ci racconta come grazie all’intervento con accesso mini invasivo anteriore, sia stato facile recuperare in fretta e tornare presto in palestra ad allenarsi ed allenare i suoi numerosi allievi del Due Ponti Sporting Club di Roma.
Molte sono le manifestazioni podistiche romane e l’Appia Run e la Race 4 The Cure sono tra gli eventi più popolari per l’ampia partecipazione anche del pubblico non agonista. Tra questi partecipanti ovviamente non può mancare la nostra Cinzia che non smette mai di stupire con i suoi risultati ed i suoi tempi!
Da quando è stata operata di protesi d’anca con accesso mininvasivo anteriore ha ripreso a correre e non si è più fermata puntando i suoi obiettivi a livelli sempre più alti. La vedremo presto in una nuova intervista in occasione della Race 4 The Cure 2019 dove ci racconterà i suoi progetti e metterà a disposizione la sua esperienza a tutti coloro che desiderano tornare a fare sport dopo l’intervento di protesi d’anca.
L’artroplastica totale d’anca è una delle procedure chirurgiche di maggior successo degli ultimi 30 anni, ma la questione circa l’influenza delle attività del paziente sulla sopravvivenza dell’impianto rimane molto dibattuta.
Con il crescente numero di protesi d’anca, specialmente in una popolazione sempre più giovane, i livelli di attività e le aspettative dei pazienti sono aumentati enormemente. Questo è particolarmente vero per quanto riguarda il ritorno allo sport.
Nuovi materiali e nuovi approcci chirurgici mini invasivi e protocolli di riabilitazione più efficaci offrono alla medicina sportiva e ai pazienti un futuro più attivo e luminoso. L’intervento di protesi d’anca non deve pregiudicare la pratica di attività sportive, al contrario, tornare in movimento ripristina il corretto funzionamento dei motori muscolari da tempo meno tonici a causa del dolore.
I pazienti ci chiedono spesso quale sia lo sport più indicato a chi ha una protesi d’anca o se possano o meno riprendere una particolare disciplina. Come speso accade è lo stesso paziente che si da una risposta durante la sua guarigione. Nessuno meglio di lui ha la percezione di quali risultati possa ottenere una volta rimessosi “in moto”.
La stessa Hip Society ha prodotto una lista di sport per cosi dire “consentiti” come cyclette, ballo da sala, equitazione, nuoto, tennis doppio, camminata, aerobica e corsa leggera, bicicletta e canottaggio. Ma la lista potrebbe allungarsi ancora con discipline sportive emergenti e di cui solo i pazienti delle ultime generazioni ci porteranno a conoscenza. La discussione resta aperta su sport come sollevamento pesi, sci da discesa, corsa veloce, jazz dancing, pattinaggio sia su ghiaccio che su ruote.
Nel 2018più di 50.000 personehanno visitatoprotesidanca.net per informarsi o richiedere approfondimenti sull’accesso mininvasivo anteriore all’anca, testimoniando quanto sia crescente l’interesse per questo tipo di chirurgia fino a poco tempo fa appannaggio di pochi centri d’eccellenza nel mondo.
Come abbiamo potuto constatare in tuti questi anni, molti dei nostri pazienti hanno ricominciato a fare sport con dei risultati spesso sorprendenti (Cinzia qui sul sito ne è una testimonianza evidente), ma questo resta quindi un argomento molto soggettivo.
L’esperienza del Dr. Cammarano e del Dr. De Peppo (partita nel 2003 al CTO di Roma, 1° centro d’eccellenza in Italia) rappresenta oggi il traguardo che premia chi sin dalle origini ha creduto che le nuove frontiere della protesica dell’anca dovessero innanzi tutto aiutare a ridurre al minimo i danni ai tessuti molli.
Cinzia, tecnico di laboratorio e sportiva di alto livello, pratica la corsa dall’eta di 29 anni. A causa di una artrosi all’anca evidenziatasi 5 anni fà ha dovuto interrompere i suoi allenamenti.
Oggi dopo l’intervento di protesi d’anca mini invasiva ha ricominciato ad allenarsi e correre. La ringraziamo per la sua preziosissima testimonianza utile a coloro che ci chiedono come si possa ricominciare a fare sport con una protesi d’anca.
Cinzia ci racconta come procedono i suoi allenamenti a 13 mesi dall’intervento di protesi d’anca con tecnica mini invasiva anteriore. Per lei dopo 6 anni di assoluto stop dalle corse, è ricominciata una nuova vita sportiva. Riassaporare il benessere e le sensazioni che lo sport regala è di per se una grande soddisfazione, ma lo è soprattutto quando si pensava di non poter più tornare a provare certe emozioni.
Marie Terese Mukamitsindo fuggì dal Ruanda con i figli 22 anni fa, per finire in un container al freddo alle porte di Roma. Gestisce una cooperativa che ospita oltre 800 migranti. “La gente è impaurita, impoverita, è diventata ostile. Un tempo era più accogliente. Quando mi è arrivato il foglio di via, tra chi mi conosceva partì una raccolta firme per farmi avere i documenti”
ROMA – Marie Terese è partita senza valige, senza risparmi, con solo i figli piccoli in braccio. È fuggita dal Ruanda, ha attraversato un intero continente, ha dormito per mesi in un container ghiacciato alle porte di Roma, ha avuto il foglio di via, per due anni è stata “invisibile” e senza documenti. Ma non si è arresa. Oggi Marie Terese dà lavoro a 159 persone, tra assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali, di cui ben 147 italiani, accoglie nei suoi centri 800 richiedenti asilo e ha vinto il MoneyGram Award come imprenditrice immigrata dell’anno.
La storia di Marie Terese Mukamitsindo comincia nel 1996 quando atterra a Fiumicino con tre figli di 5, 8 e 17 anni. La famiglia si è lasciata alle spalle la guerra civile in Ruanda, è arrivata in Tanzania e da lì è volata in Italia. I primi tempi sono difficili: Marie Terese e i sui figli finiscono in un centro d’accoglienza improvvisato vicino a Fregene: “Dormivamo in un container freddissimo, poggiato a terra. Le docce erano distanti dieci minuti a piedi e l’acqua sempre ghiacciata. Dopo qualche mese mi ragiunse anche il mio quarto figlio”. La donna non ha il permesso di soggiorno e riceve il foglio di via: deve lasciare l’Italia. Ma non mancano i ricordi positivi: “Oggi la gente è impaurita, impoverita, ostile ai migranti. Un tempo era più accogliente. Quando mi è arrivato quel foglio di via ero a Sezze, in provincia di Latina. Molti cittadini, che avevano imparato a conoscermi, proposero di fare una sottoscrizione e andare in questura per farmi avere i documenti”.
Finalmente nel 1998 Marie Terese ottiene l’asilo. Lavora coma badante, riesce a farsi riconoscere la laurea e si iscrive all’albo degli assistenti sociali. Nel 2001 realizza il suo primo progetto di accoglienza per donne sole con bambini. Poi nel 2004, con l’aiuto dell’Unhcr e della Comunità europea, apre a Sezze la cooperativa Karibu, con lo scopo di offrire ai richiedenti asilo accoglienza e opportunità di lavoro. L’anno dopo festeggia la cittadinanza italiana. “Oggi tutti i miei figli sono italiani e sarebbe giusto che chiunque nasca e cresca qui lo sia: per questo quella dello ius soli era una riforma necessaria”. Oggi la cooperativa di Marie Terese tra case per minori e centri Sprar ospita oltre 800 migranti, con laboratori di lingua, corsi di cucina e di cucito, “perché l’assistenzialismo senza educazione è inutile”.
Un privilegio aver avuto Marie Teresetra i nostri pazienti e aver potuto dare un nostro piccolo contributo pubblicando la sua intervista.
Sergio, dirigente della pubblica amministrazione e sportivo non agonista. A causa di una grave artrosi all’anca sinistra con necrosi della testa femorale evidenziatasi solo 12 mesi prima di questa intervista, ha visto ridursi drasticamente la prospettiva di tornare al piacere di muoversi liberamente. Oggi due mesi dopo l’intervento di protesi d’anca mini invasiva, ha ripreso a muoversi e a riassaporare la gioia di una vita piena.
Cinzia, tecnico di laboratorio e sportiva di alto livello, pratica la corsa dall’eta di 29 anni. A causa di una artrosi all’anca evidenziatasi 5 anni fà ha dovuto interrompere i suoi allenamenti. Oggi dopo l’intervento di protesi d’anca mini invasiva ha ricominciato ad allenarsi e correre. La ringraziamo per la sua preziosissima testimonianza utile a coloro che ci chiedono come si possa ricominciare a fare sport con una protesi d’anca.