Il nostro amico (nonché compagno di squadra ndr) Michele ci racconta quali sono le sensazioni immediatamente dopo uno sforzo sportivo. Michele è stato operato a novembre2020 di protesi d’anca con accesso mininvasivo anteriore. Il suo è stato un recupero rapidissimo, a due mesi dall’intervento già cominciava i primi allenamenti sula campo da Padel.
Da grande appassionato qual è di questo sport, Michele oggi gioca molto spesso e non di rado capita fare qualche match insieme. Da compagno posso dire che ha una reattività incredibile e se non fossi a conoscenza del fatto che gioca con una protesi d’anca non me ne accorgerei neppure.
Certamente è un grande sportivo e il suo atteggiamento lo aiuta, ci fa molto piacere aver contribuito al suo pronto rientro allo sport. Lo ringraziamo come sempre per la sua testimonianza e non mancheremo di contribuire alla vittoria nel prossimo match insieme.
L’atto chirurgico in sé non è che la “punta dell’iceberg” di un progetto che comincia ben prima del giorno dell’intervento. Quando il paziente è difronte alla prospettiva di affrontare un intervento di protesi d’anca mininvasiva anteriore, intraprende un percorso che step dopo step costituisce il planning pre-operatorio, ovvero il progetto dell’intervento vero e proprio.
Dopo gli esami clinici di rito al paziente vengono prescritti particolari proiezioni radiografiche dell’area da trattare, sulla quale vengono eseguite tutte le necessarie misurazioni per valutare dimensioni e orientamenti della protesi. Tutti i dati raccolti in questa fase vengono messi in relazione con lo status scheletrico del paziente valutato clinicamente. In questa fase si rilevano per esempio eventuali dismetrie (asimmetrie nella lunghezza degli arti) ed altri parametribiometrici da tenere in considerazione in fase chirurgica.
Una serie di teste del femore appena rimosse dal paziente. Si notano gli evidenti segni di usura dell’osso dovuti all’assenza di cartilagine degeneratasi in conseguenza all’artrosi
Il Dr Cammarano ed il Dr De Peppo durante un intervento protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore | Ars Medica – Roma
Sono più di 4 milioni gli italiani che soffrono di artrosi, vale a dire il 12% della popolazione. Si tratta di una malattia cronica, caratterizzata da una progressiva degenerazione di tutta l’articolazione che ne è interessata.
L’artrosi non fa distinzioni: può interessare in egual misura sia uomini che donne, giovani e meno giovani. Nella comparsa dell’artrosi, in particolare agli arti inferiori, gioca un ruolo chiave l’obesità. Perché crea un sovraccarico, soprattutto sulle articolazioni di anca, ginocchio, piede. Chi ha l’artrosi ha maggiore difficoltà nella mobilità, e anche per questo fa meno attività fisica. Così si innesca un circolo vizioso, dannoso per il benessere in generale.
L’artrosi inizia sempre con sintomi lievi, e, se trascurati, portano gradualmente alla deformazione e poi alla degenerazione della cartilagine, delle ossa, dei tendini e dei muscoli interessati. Basterebbe trattarla tempestivamente, quando si presentano le prime avvisaglie, adottando innanzitutto uno stile di vita diverso da quello condotto fino a quel momento.
Non esiste a tutt’oggi un rimedio per poter rigenerare la cartilagine ma d’altronde basta osservare come appare all’occhio nudo una testa del femore artrosica per rendersene conto. Il consumoprogressivo della cartilagine del cotile e della testa provoca l’esposizione del tessuto osseo da ambo i lati dell’articolazione dell’anca, la conseguenza è lil reciproco sfregamento osseo delle superfici con annesso dolore e limitazione articolare.
Evidenziata dal cerchio si nota la zona dove la cartilagine è scomparsa. L’osso appare alla vista levigato dal prolungato sfregamentodiretto con l’osso anch’esso scoperto della cartilagine acetabolare. In queste condizioni non è più possibile alcun trattamento se non la sostituzione protesica dell’anca.
La prevenzione è sempre l’arma migliore anche perché si può limitare l’uso, che spesso diventa abuso, di antinfiammatori e antidolorifici che possono avere effetti collaterali nel lungo periodo sullo stomaco e sui reni.
È importante infine che i muscoli lavorino, perché sono essenziali nel coadiuvare la funzione dell’articolazione nel movimento. Se i muscoli non sono allenati, si lascia al solo scheletro il compito di muoverci e questo ha un costo sulle articolazioni.
E’ evidente quindi che successivamente ad un eventuale intervento di sostituzione protesica dell’anca sia fondamentale la preservazione di tutto l’apparato muscolare dell’articolazione. Ciò è oggi possibile grazie all’accesso anteriore mininvasivo all’anca. Con questo tipo di chirurgia, si passa attraverso i muscoli senza inciderli o staccarli con la conseguenza di accelerare enormemente il recupero post operatorio e risparmiare oltre al dolore anche eccessive perdite ematiche.
L’atto chirurgico in sé non è che la “punta dell’iceberg” di un progetto che comincia ben prima del giorno dell’intervento. Quando il paziente è difronte alla prospettiva di affrontare un intervento di protesi d’anca mininvasiva anteriore, intraprende un percorso che step dopo step costituisce il planning pre-operatorio, ovvero il progetto dell’intervento vero e proprio.
Dopo gli esami clinici di rito al paziente vengono prescritti particolari proiezioni radiografiche dell’area da trattare, sulla quale vengono eseguite tutte le necessarie misurazioni per valutare dimensioni e orientamenti della protesi. Tutti i dati raccolti in questa fase vengono messi in relazione con lo status scheletrico del paziente valutato clinicamente. In questa fase si rilevano per esempio eventuali dismetrie (asimmetrie nella lunghezza degli arti) ed altri parametribiometrici da tenere in considerazione in fase chirurgica.
L’atto chirurgico in sé non è che la “punta dell’iceberg” di un progetto che comincia ben prima del giorno dell’intervento. Quando il paziente è difronte alla prospettiva di affrontare un intervento di protesi d’anca mininvasiva anteriore, intraprende un percorso che step dopo step costituisce il planning pre-operatorio, ovvero il progetto dell’intervento vero e proprio.
Dopo gli esami clinici di rito al paziente vengono prescritti particolari proiezioni radiografiche dell’area da trattare, sulla quale vengono eseguite tutte le necessarie misurazioni per valutare dimensioni e orientamenti della protesi. Tutti i dati raccolti in questa fase vengono messi in relazione con lo status scheletrico del paziente valutato clinicamente. In questa fase si rilevano per esempio eventuali dismetrie (asimmetrie nella lunghezza degli arti) ed altri parametribiometrici da tenere in considerazione in fase chirurgica.
Molti pazienti ci chiedono quale sia la differenza tra accesso chirurgico mininvasivo anteriore e mini protesi. Le due cose sono ben distinte. L’accesso anteriore mininvasivo all’anca è una via chirurgica che senza tagliare o staccare i muscoli consente l’impianto di una protesi d’anca standard o a stelo corto. Il paziente ha il vantaggio di un breve ricovero, minor dolore, minore perdita ematica ed un rapido recupero al movimento.
Per mini protesi d’anca si intendono tutti gli impianti protesici a stelo corto, ovvero con l’impianto femorale più corto. Resta uguale invece la parte acetabolare, cioè la coppa impiantata nel cotile del paziente. Allo stato attuale l’uso di steli più corti o standard è nella maggior parte dei casi sovrapponibile soprattuto nei pazienti più giovani.
Negli ultimi anni l’evoluzione degli strumentari, l’impiego di nuovi materiali ed il successo dell’accesso chirurgico mininvasivo anteriore hanno fatto della chirurgia protesica dell’anca uno degli interventi di maggior successo nell’ortopedia.
Per il Dr. Germano Cammarano ed il Dr. Marco De Peppo, la protesi d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.
Primi utilizzatori in Italia
Primo Centro d’Eccellenza in Italia
Prima equipe in Italia per numero di pazienti operati
L’equipe del Dr. Cammarano e del Dr. De Peppo è oggi custode di una ragguardevole esperienza maturata in quasi vent’anni di casistica che premia chi sin dalle origini ha creduto che le nuove frontiere della protesica dell’anca dovessero innanzi tutto aiutare aridurre al minimo i danni ai tessuti molli.
Quali sono i vantaggi offerti dall’accesso mini-invasivo anteriore?
Un più rapido recupero post operatorio poiché permette al chirurgo di lavorare tra i muscoli e i tessuti senza staccarli o tagliarli mantenendoli integri.
Minore dolore muscolare = immediata ripresa della funzionalità dell’articolazione
Aiuta a prevenire il rischio di lussazioniprotesiche mantenendo la nuova articolazione in sede proprio grazie alla conservazione integrale delle strutture muscolari.
Rende minore la perdita ematica intra-operatoria.
Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?
Perche è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli.
Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli
Ogni altro accesso chirurgico all’anca, laterale (freccia azzurra) o postero-laterale (freccia verde) necessita l’incisione o il distacco delle inserzioni muscolari.Un passaggio anatomico inter-muscolare consente invece a chi pratica la mininvasiva anteriore di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione. Tutto questo grazie anche all’impiego di nuovi impianti protesici e strumentari specifici.
Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.
Riprendere la vita di ogni giorno
Dopo ogni intervento chirurgico si apre una nuova fase per il paziente, quella che dal suo punto di vista diventa la più importante: la guarigione.
Ogni sforzo da parte del chirurgo è finalizzato al successo di questa ultima fase che rappresenta l’obbiettivo d’eccellenza che egli si prefigge prima di ogni atto chirurgico.
Migliaia di casi maturati in quasi vent’anni di esperienza contribuiscono oggi a fare dell’accesso mini-invasivo all’anca una scelta sempre più condivisa, sia da parte dei pazienti che dei chirurghi.
Se disponete di immagini radiografiche delle vostre articolazioni potete inviarle alla nostra attenzione.
Noi valuteremo il vostro caso e vi risponderemo con un consulto nel più breve tempo possibile.
Se sono in formato tradizionale, per potercele fornire è sufficiente fotografarle appoggiandole ad una superficie luminosa, come per esempio lo schermo di un computer purché sia aperto su di una pagina bianca. Dopodiché inviate le foto digitali alla nostra mail:
info@protesidanca.it
Se sono in formato digitale potete semplicemente allegarle sempre alla nostra mail:
Per il Dr. Germano Cammarano ed il Dr. Marco De Peppo, la protesi d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.
Primi utilizzatori in Italia sin dal 2003
Prima equipe in Italia per numero di pazienti operati
Primo centro di riferimento in Italia dal 2003 (CTO di Roma)
L’equipe del Dr. Cammarano e del Dr. De Peppo è oggi custode di una ragguardevole esperienza maturata in quasi vent’anni di casistica che premia chi sin dalle origini ha creduto che le nuove frontiere della protesica dell’anca dovessero innanzi tutto aiutare aridurre al minimo i danni ai tessuti molli.