Protesidanca.net | Patologie: L’osteonecrosi della testa del femore

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Il Dr Cammarano, a sinistra, ed il Dr De Peppo
Dr Cammarano e Dr De Peppo – La Protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore a Roma dal 2003

L’osteonecrosi dell’anca e una patologia che si verifica quando viene interrotto l’afflusso di sangue alla testa del femore. 

Poiché le cellule ossee hanno bisogno di un costante apporto di sangue per rimanere in salute, l’osteonecrosi può portare alla distruzione dell’articolazione dell’anca e d’una grave artrite.

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A sinistra una testa sana. A destra una testa affetta da osteonecrosi.

L’osteonecrosi è anche chiamata necrosi avascolare o necrosi asettica. Sebbene possa verificarsi in qualsiasi altro osso, l’osteonecrosi colpisce più spesso l’anca ed esattamente la testa femorale.

L’anca è un giunto sferico. L’incavo è formato dall’acetabolo, che fa parte del bacino. La sfera è la testa del femore, che è l’estremità superiore del femore.

La superficie della sfera e dell’acetabolo sono rivestiti di cartilagine articolare, una sostanza liscia e scivolosa che protegge le ossa e consente loro di scivolare facilmente l’una sull’altra.

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Risonanza magnetica che evidenzia la osteonecrosi della testa.

Causa

Nell’osteonecrosi, l’osso nella testa del femore muore lentamente. L’osteonecrosi dell’anca si sviluppa quando viene interrotto l’afflusso di sangue alla testa del femore. 

Senza un adeguato nutrimento, l’osso nella testa del femore muore e gradualmente collassa. Di conseguenza, anche la cartilagine articolare che copre le ossa dell’anca collassa, portando a un’artrite disabilitante.

L’osteonecrosi può colpire chiunque, ma è più comune nelle persone di età compresa tra 40 e 65 anni. Gli uomini sviluppano l’osteonecrosi dell’anca più spesso delle donne.

Fattori di rischio

Non è sempre noto ciò che provoca la mancanza di afflusso di sangue, ma i medici hanno identificato una serie di fattori di rischio come lesioni, lussazioni, fratture e altre lesioni all’anca possono danneggiare i vasi sanguigni e compromettere la circolazione alla testa del femore.

Il consumo eccessivo di alcol nel tempo può causare la formazione di depositi di grasso nei vasi sanguigni e può aumentare i livelli di cortisone, con conseguente riduzione del flusso sanguigno all’osso.

Medicinali corticosteroidi. Molte malattie, tra cui l’asma, l’artrite reumatoide e il lupus eritematoso sistemico, sono trattate con farmaci steroidi. 

Sebbene non sia noto esattamente perché questi farmaci possano portare all’osteonecrosi, la ricerca mostra che esiste una correlazione tra la malattia e l’uso a lungo termine di corticosteroidi.

L’osteonecrosi si sviluppa in più fasi. Il dolore all’anca è in genere il primo sintomo. Dolore sordo o più intenso nella zona inguinale o del gluteo. Man mano che la malattia progredisce, diventa sempre più difficile stare in piedi e muovere l’articolazione.

Potrebbero essere necessari da diversi mesi a oltre un anno affinché la malattia progredisca. È importante diagnosticare precocemente l’osteonecrosi.

Gli studi di imaging aiuteranno il medico a confermare la diagnosi come radiografie, Tac e risonanza magnetica.

Trattamento

Nella fase iniziale della malattia, il medico segue assiduamente il suo sviluppo e si limita a trattamenti di tipo conservativo. Se nel corso dei mesi la situazione dovesse precipitare in una grave forma di artrite ed al parziale collasso delle strutture ossee e cartilaginee della testa del femore allora la prospettiva di una sostituzione protesica dell’anca si renderà senz’altro necessaria.

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Protesidanca.net | Video: ecco come appare la testa del femore appena rimossa

Una serie di teste del femore appena rimosse dal paziente. Si notano gli evidenti segni di usura dell’osso dovuti all’assenza di cartilagine degeneratasi in conseguenza all’artrosi

Sono più di 4 milioni gli italiani che soffrono di artrosi, vale a dire il 12% della popolazione. Si tratta di una malattia cronica, caratterizzata da una progressiva degenerazione di tutta l’articolazione che ne è interessata.

L’artrosi non fa distinzioni: può interessare in egual misura sia uomini che donne, giovani e meno giovani. Nella comparsa dell’artrosi, in particolare agli arti inferiori, gioca un ruolo chiave l’obesità. Perché crea un sovraccarico, soprattutto sulle articolazioni di anca, ginocchio, piede.

Chi ha l’artrosi ha maggiore difficoltà nella mobilità, e anche per questo fa meno attività fisica. Così si innesca un circolo vizioso, dannoso per il benessere in generale.

L’artrosi inizia sempre con sintomi lievi, e, se trascurati, portano gradualmente alla deformazione e poi alla degenerazione della cartilagine, delle ossa, dei tendini e dei muscoli interessati.

Basterebbe trattarla tempestivamente, quando si presentano le prime avvisaglie, adottando innanzitutto uno stile di vita diverso da quello condotto fino a quel momento.

Non esiste a tutt’oggi un rimedio per poter rigenerare la cartilagine ma d’altronde basta osservare come appare all’occhio nudo una testa del femore artrosica per rendersene conto.

Il consumo progressivo della cartilagine del cotile e della testa provoca l’esposizione del tessuto osseo da ambo i lati dell’articolazione dell’anca, la conseguenza è lil reciproco sfregamento osseo delle superfici con annesso dolore e limitazione articolare.

Evidenziata dal cerchio si nota la zona dove la cartilagine è scomparsa. L’osso appare alla vista levigato dal prolungato sfregamento diretto con l’osso anch’esso scoperto della cartilagine acetabolare. In queste condizioni non è più possibile alcun trattamento se non la sostituzione protesica dell’anca.

La prevenzione è sempre l’arma migliore anche perché si può limitare l’uso, che spesso diventa abuso, di antinfiammatori e antidolorifici che possono avere effetti collaterali nel lungo periodo sullo stomaco e sui reni.

È importante infine che i muscoli lavorino, perché sono essenziali nel coadiuvare la funzione dell’articolazione nel movimento. Se i muscoli non sono allenati, si lascia al solo scheletro il compito di muoverci e questo ha un costo sulle articolazioni.

E’ evidente quindi che successivamente ad un eventuale intervento di sostituzione protesica dell’anca sia fondamentale la preservazione di tutto l’apparato muscolare dell’articolazione. Ciò è oggi possibile grazie all’accesso anteriore mininvasivo all’anca.

Con questo tipo di chirurgia, si passa attraverso i muscoli senza inciderli o staccarli con la conseguenza di accelerare enormemente il recupero post operatorio e risparmiare oltre al dolore anche eccessive perdite ematiche.

Inviaci le tue RX per un consulto gratuito riconoscere lo stato delle due anche per intraprendere il giusto percorso di prevenzione o cura.

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Protesidanca.net | Testimonianze: Il racconto di Maria Teresa

Maria Teresa parla del suo intervento e trasmette emozioni. Un racconto coinvolgente che solo chi ha avuto un’esistenza difficile, passata attraverso il dolore di una guerra civile e la fuga dalla propria terra, sa trasmettere.

Per i pazienti di lingua francese, Maria Teresa ci ha concesso di ripetere il suo racconto nella sua lingua madre.


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Protesidanca.net | Sergio: il piacere di tornare al movimento a 2 mesi dell’intervento

Sergio, dirigente della pubblica amministrazione e sportivo non agonista. A causa di una grave artrosi all’anca sinistra con necrosi della testa femorale evidenziatasi solo 12 mesi prima di questa intervista, ha visto ridursi drasticamente la prospettiva di tornare al piacere di muoversi liberamente.

Eccolo a due mesi dal primo intervento di protesi d’anca mini invasiva, raccontarci le sue impressioni e cosa si prova a riassaporare il piacere di tornare a muoversi liberamente.

Sergio a due mesi dal primo intervento

Di seguito l’intervista di Sergio a 2 mesi dal secondo intervento di protesi d’anca mininvasiva anteriore:

Sergio, 60 anni, corre a 2 mesi dalla seconda protesi d’anca
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Tornare al lavoro a 5 giorni dall'intervento

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Protesidanca.net | Cinzia si allena a 6 mesi dalla seconda protesi: Target 8.5 km

E’ possibile tornare a correre e fare sport dopo la protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore? Chiedetelo a Cinzia. In questo video ci aggiorna sui suoi allenamenti a 6 mesi dal secondo intervento di febbraio 2023. Si allena con target distanza a 8,5 km per poi riprendere le gare a fine 2023.

Sentirsi in forma è una condizione fondamentale sia prima che dopo l’intervento. Ridurre il peso in eccesso in vista di un intervento di protesi d’anca mininvasiva contribuisce enormemente ad una ripresa ancora più rapida rendendo questa esperienza ancora più gratificante.

Tutto questo unito all’Accesso Chirurgico Mininvasivo Anteriore rappresenta oggi il più alto standard qualitativo nella riabilitazione protesica dell’anca.


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Protesidanca.net | Più di 50.000 visitatori ogni anno si informano sulla Mininvasiva Anteriore

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Vent’anni fà nel lontano 2003, il Dr. Cammarano e la sua equipe eseguendo la prima Protesi d’Anca con Accesso Mininvasivo Anteriore in Italia, diedero inizio ad una grande avventura. Nel 2016 è nato protesidanca.net con l’intento di rispondere ad una sempre crescente domanda di questa straordinaria e innovativa chirurgia.

Oggi, a distanza di 20 anni dal primo intervento, più di 50.000 persone ogni anno visitano il sito e prendono informazioni. Un successo tanto inaspettato quanto gratificante che premia chi sin dalle origini ha creduto che le nuove frontiere della protesica dell’anca dovessero innanzi tutto aiutare a ridurre al minimo i danni ai tessuti molli.

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La Protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore dal 2003

Per il Dr. Germano Cammarano ed il Dr. Marco De Peppo, la protesi d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.

 Primi utilizzatori in Italia

Primo Centro d’Eccellenza in Italia

Prima equipe in Italia per numero di pazienti operati

L’equipe del Dr. Cammarano e del Dr. De Peppo è oggi custode di una ragguardevole esperienza maturata in quasi vent’anni di  casistica che premia chi sin dalle origini ha creduto che le nuove frontiere della protesica dell’anca dovessero innanzi tutto aiutare a ridurre al minimo i danni ai tessuti molli.

Questo consente oggi di controllare meglio il dolore post-operatorio, accelerare la riabilitazione e permettere ai pazienti di recuperare il loro stile di vita più rapidamente. Tutto ciò, unito a nuovi impianti protesici, tecnologie innovative e strumentari specifici, permette oggi di eseguire routinariamente centinaia di interventi mini-invasivi ogni anno.

“Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli”

Protesidanca.net | Il Dr Cammarano ed il Dr De Peppo 20 di protesi d'anca Mininvasiva Anteriore

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Testimonianze dei pazienti operati di Protesi d'anca Mininvasiva Anteriore dal Dr Cammarano e Dr De Peppo
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Protesidanca.net | Dr De Peppo & Dr Cammarano | I Caschi protettivi nella Mininvasiva Anteriore

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Il Dr Cammarano ed il Dr De Peppo durante un intervento di protesi d’anca mininvasiva anteriore

L’uso dei caschi durante l’esecuzione di interventi di artroprotesi sta diventando sempre più importante e diffuso. Questo tipo di dispositivi soltanto pochi anni fà non veniva preso nella giusta considerazione nonostante il rischio di infezioni sia da sempre il principale pericolo per il paziente in sala operatoria.

Ma come funzionano? Prima dell’esecuzione di un intervento il chirurgo indossa un casco simile a quello di un ciclista ma con un ventilatore elettrico montato sulla cima. La ventilazione è necessaria poiché sopra il casco l’infermiere di sala poserà una copertura sterile contenente la visiera protettiva. Da questo momento la ventilazione sarà necessaria al corretta respirazione dell’operatore.

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Ecco come appare il casco prima di essere coperto dal cappuccio sterile monouso

L’uso di questi dispositivi non comporta grandi investimenti da parte della struttura sanitaria pubblica o privata ma il loro impiego abbassa enormemente il rischio infettivo durante interventi complessi come quelli di artroprotesi. Questo dispositivo, unito alle ultime tecniche chirurgiche mini invasive, alza sicuramente il livello di offerta sanitaria della struttura che ne adotta l’uso.

Adottiamo l’uso dei caschi protettivi fin dall’inizio della nostra avventura con la chirurgia mininvasiva anteriore dell’anca, cioè dal 2003 . In tutti questi anni abbiamo tenuto sempre sotto controllo ogni rischio grazie all’aggiornamento progressivo di tutti gli strumenti che ce lo hanno consentito e continueremo a farlo sempre nel futuro.


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Protesidanca.net | Buon ferragosto!

Ci vediamo a settembre, in gamba eh?


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Protesidanca.net | Mininvasiva Anteriore | La nostra filosofia? Una grandiosa esperienza!

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Il Dr Cammarano a sinistra, e il Dr De Peppo

“Soffrire di artrosi all’anca è frustrante. Tornare in forma deve essere una grandiosa esperienza”


La differenza è tutta nell’esperienza. Il Dott. Cammarano e il Dott. De Peppo sono stati tra i primi in Italia e in Europa a dedicarsi all’accesso mini invasivo anteriore all’ancaDal 2003 migliaia sono i pazienti operati e moltissimi sono stati i chirurghi che hanno frequentato i loro corsi su questo rivoluzionario accesso chirurgico per la protesi d’anca.

La filosofia del Team è fornire ai pazienti la migliore esperienza associata al miglior risultato. Questo processo comincia già alla prima visita e significa attenzione personale ai dettagli e cura del paziente in ogni fase.

Da quel momento il paziente è costantemente in contatto con il Team, 24 ore su 24. L’attenzione personale ai dettagli e la massima focalizzazione sono le caratteristiche principali dell’esperienza del paziente con il Team di protesidnca.net fondato dal Dott. Cammarano e dal Dott. De Peppo.

Dr cammarano Dr De Peppo | Protesidanca.net | Testimonianze dei Pazienti operati
La parola ai Pazienti

Questa esperienza si intraprende discutendo con i chirughi i propri obiettivi di recupero del movimento e risolvendo qualsiasi dubbio si possa avere, inoltre programmando l’intervento chirurgico e un piano di assistenza personalizzato in base alle proprie esigenze.

Pianificare con cura l’intervento sia con il SSN che in clinica (Ars Medica), vuol dire anche prepararsi per comprendere al meglio tutti gli aspetti pre e post-operatori per far si che questo delicato momento della propria vita si trasformi in una:

grandiosa esperienza.


Se disponete di immagini radiografiche delle vostre articolazioni potete inviarle alla nostra attenzione.

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Se sono in formato tradizionale:

Per potercele fornire è sufficiente fotografarle appoggiandole ad una superficie luminosa, come per esempio lo schermo di un computer purché sia aperto su di una pagina bianca. Dopodiché inviate le foto digitali alla nostra mail:

info@protesidanca.it

Se sono in formato digitale:

Potete semplicemente allegarle sempre alla nostra mail:

info@protesidanca.it


Noi valuteremo il vostro caso e vi risponderemo con un consulto nel più breve tempo possibile.
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La parola ai pazienti

Migliaia sono le persone che dal 2003 si sono sottoposte ad un intervento di protesi d’anca con accesso mininvasivo anteriore affidandosi alla nostra èquipe. Abbiamo pensato di raccogliere qui alcune loro testimonianze in modo da soddisfare coloro che hanno il piacere di ascoltare dalla loro viva voce le impressioni “a caldo”. La testimonianza di un paziente più di 1000 parole.

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Alessandra
Antonio
Antonio
Pietro Shot
Pietro | Anestesista
Cinzia | Allenarsi nella corsa a 1 anno dall’intervento
Cinzia corre la Race for the Cure a 11 mesi dall’intervento!
Schermata 2018-04-08 alle 19_Fotor
Sergio
Schermata2018-02-06alle16_Fotor
Cinzia
Germana
Maria Teresa
Maurizio
Paolo
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Roberto
schermata-2016-09-26-alle-13_fotor
Alessandro
schermata-2016-10-01-alle-20_fotor
Pietro
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Piera

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