Protesidanca.net | Storia: 1957 nasce la protesi d’anca Austin Moore

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L’articolo di Austin Moore “The Self-Locking Metal Hip Prosthesis” fu pubblicato su The Journal of Bone & Joint Surgery nel 1957. Il Dr. Moore, specialista e pioniere della chirurgia dell’anca, era ben consapevole dei problemi connessi con le fratture del collo del femore. In precedenza aveva già progettato un dispositivo interno per la fissazione e la gestione di queste lesioni. Per i pazienti non esattamente indicati e per quelli cui la fissazione aveva fallito, studiò un metodo alternativo per la gestione di queste fratture.

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Il Dr Austin Moore

Quattordici anni prima della pubblicazione di questo articolo divenuto di importanza storica, il Dr Moore pubblicò sul The Journal (luglio 1943), in cui documentò l’uso di una protesi metallica per sostituire l’estremità prossimale del femore per un paziente con un tumore del femore a cellule giganti.

Alcuni anni più tardi il paziente morì per altre cause ed il suo femore fu recuperato in autopsia. I campioni dimostrarono una osteointegrazione soddisfacente dell’impianto nel femore prossimale e questo incoraggiò il Dr. Moore a sperimentare una serie di modelli di protesi femorali prossimali.

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Lo studio del design e l’utilizzo degli impianti sono accuratamente descritti in questo articolo, che viene ampiamente illustrato con radiografie e campioni autoptici della protesi in evoluzione e che alla fine divenne nota come la protesi d’anca Austin Moore.

Con questo articolo il Dr. Moore inaugurò il trattamento con endoprotesi per le fratture del collo del femore che è ormai lo standard di cura in gran parte del mondo per questa patologia. Durante lo sviluppo di questa tecnica, ha dimostrato l’importanza dell’osteointegrazione come metodo di stabilizzare delle protesi, l’importanza di una buona tecnica chirurgica e il valore di lungo periodo di follow-up nella gestione di pazienti con protesi d’anca. Il fatto che l’impianto che ha progettato 60 anni fà è stato usato fino al finire degli anni ’90 la dice lunga sulla sua visione.

Il Dr Cammarano, a sinistra, e il Dr De Peppo

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“PASSARE TRA I MUSCOLI SENZA INCIDERLI O STACCARLI”


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Approccio anteriore all’anca

News | La tele-assistenza medica potrà integrare la visita vera e propria?

medicalL’assistenza sanitaria moderna sta erodendo ampie risorse e i paesi spendono tra il 2% e il 18% del loro PIL per la salute dei cittadini. Tuttavia, sappiamo che l’onere dell’assistenza sanitaria continua ad aumentare, la popolazione sta invecchiando e i trattamenti medici stanno diventando sempre più complessi. Abbracciare nuove tecnologie può aiutare a mantenere una buona qualità di assistenza sanitaria pur mantenendo un obiettivo di riduzione dei costi?

Il numero di appuntamenti ambulatoriali è in crescita. Nel Regno Unito negli anni 2012/13, ci sono stati oltre 94 milioni gli appuntamenti, un incremento del 3,3% rispetto all’anno precedente. Nuovi modelli di assistenza sanitaria sono in via di sviluppo ed è fondamentale che la qualità delle cure e l’accesso alle stesse venga garantita pur contenendone i costi.

In Inghilterra (Southampton), alcuni pazienti selezionati con malattia infiammatoria intestinale ed una diagnosi chiara con sintomi stabili sono seguiti da “remoto” con questionari, esami del sangue e indagini di routine. Se i risultati sono soddisfacenti, il paziente può rimanere in contatto con la clinica virtuale pur restando che se un nuovo problema viene identificato il paziente viene immediatamente convocato per una vera e propria visita.

Come per tutte le cose la tecnologia non sostituisce l’intervento diretto tra le persone ma si inserisce tra queste integrandone le funzioni e l’efficacia.

Fonte: opnews

 

Popolazione | 7 milioni di persone negli Stati Uniti “camminano” con protesi d’anca o di ginocchio

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Sappiamo che più di 1 milione di protesi d’anca e di ginocchio vengono eseguite ogni anno negli Stati Uniti. Ma quante persone ci sono “in giro” in questo momento in tutto?

Gli autori di questo post (chirurghi della Mayo Clinic) pubblicato sul The Journal of Bone & Joint Surgery hanno concluso che circa 7 milioni di residenti negli Stati Uniti al 2010 (poco più del 2%) vivono con una protesi d’anca o di ginocchio.

Di questo 2% è risultato che lo 0,83% sono pazienti con protesi d’anca, mentre il restante 1,52% sono pazienti con protesi di ginocchio. Con l’età la percentuale aumenta diventando un 5,26% per l’anca e un 10,38% per il ginocchio dopo gli 80 anni di età, ma gli autori hanno anche notato uno aumento delle percentuali riguardo i pazienti più giovani.

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Da notare che il numero totale delle persone coinvolte per l’anca e per il ginocchio sono simili a quelli per l’ictus (6,8 milioni) e per l’infarto miocardico (7,6 milioni). Anche nel caso improbabile che l’incidenza annuale di tali protesi articolari rimanga stabile, gli autori stimano che 11 milioni di persone vivranno con protesi d’anca o di ginocchia entro il 2030.

Conclude lo studio che tra le molte implicazioni di questi risultati vi è la necessità per il chirurgo ortopedico e le istituzioni nazionali di sviluppare protocolli di follow-up per gestire al meglio una tale mole di casi in crescita costante di pari passo ad una vita attiva anche in età avanzata.

Studi scientifici | L’obesità e la protesi d’anca

obesità-uomo-donnaL’obesità è uno dei più gravi problemi di salute pubblica nel 21 ° secolo e il peso corporeo sta diventando un fattore importante nelle procedure ortopediche, in particolare negli interventi di artroprotesi. Due nuovi studi pubblicati a Febbraio scorso sul Journal of Bone & Joint Surgery fanno luce sulla relazione tra indice di massa corporea (BMI) e gli esiti su artroprotesi d’anca.

In uno studio sulla base di 21.361 sostituzioni protesiche d’anca consecutive ha riscontrato associazioni tra l’aumento del BMI e l’incremento delle percentuali di revisione dell’impianto, lussazione dell’anca, infezioni sia superficiali che profonde.

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In particolare, dopo un follow-up medio di sei anni, rispetto al gruppo con BMI normale, il gruppo di obesi ha avuto una probabilità di 4,5 volte superiore di subire una revisione e di 7,7 volte più alta di avere complicanze.

Nonostante questi risultati occorre sottolineare, conclude lo studio, che anche i pazienti obesi possono comunque beneficiare dei risultati di un intervento di artroplastica purché sia un loro obiettivo quello di riportare il loro BMI a livelli normali.

Protesi | Uno studio sui problemi degli steli modulari

Mayo-Clinic-Da uno studio pubblicato sul The Journal of Bone and Joint Surgery (JBJS), ha evidenziato le complicazioni relativamente rare ma potenzialmente catastrofiche dal fallimento di protesi a stelo modulare comunemente usate nella chirurgia protesica dell’anca.

La comunità scientifica attualmente ritiene che i vantaggi ottenuti dalla modularità siano superiori ai rischi, ma questo studio solleva ancora una volta la questione del rischio-beneficio. La decisione di pubblicare questo lavoro è stata presa grazie a un caso clinico pubblicato sul JBJS dal professor R. Presley Swann chirurgo presso la Mayo Clinic nell’agosto 2015. Si tratta di tre pazienti che hanno subito una completa dissociazione testa-collo modulare da sette a quattordici anni dopo l’impianto di una protesi d’anca a componenti modulari.

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I fallimenti di questo tipo sugli impianti modulari rappresentano un’opportunità unica per medici e l’industria ortopedica di lavorare insieme per condurre studi multicentrici al fine di capire meglio e prevenire questi esiti rari ma gravi.

“La pubblicazione di questi studi ci aiuta a compiere la nostra missione di servire la comunità ortopedica”, ha commentato Marc Swiontkowski, MD, Editor per JBJS. “Identificare queste eventualità ci permette di scoprire se questi episodi sono in relazione tra loro oppure no e valutare di conseguenza azioni correttive da compiere in collaborazione con le aziende del settore”.