Protesidanca.net | Personaggi: Jack Nicklaus, giocare a Golf con una protesi d’anca

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Jack Nicklaus è un ex campione del mondo e designer di molti campi da golf in tutto il mondo. “The Golden Bear” aveva 23 anni quando nel 1963 si infortunò all’anca. Da allora si è sottoposto a una lunga sequenza di infiltrazioni al cortisone. Queste hanno contenuto il dolore abbastanza per consentirgli di diventare uno dei giocatori di maggior successo e importanti al mondo, ma nel tempo il tutto è degenerato in artrosi.

Jack ha continuato a giocare anche con la sua artrosi fino ad essere eletto Giocatore del Secolo e Giocatore del millennio da importanti riviste del settore. Ma alla fine il dolore ha avuto la meglio e lo ha costretto al ritiro avvenuto in occasione del British Open del 1998.

Nicklaus si è sottoposto all’intervento di protesi d’anca nel 1999 con la prospettiva di tornare al golf e il desiderio di continuare ad avere una vita attiva con moglie, figli e nipoti. E’ tornato sul campo da golf dopo un programma di riabilitazione aggressivo.

Nel 2005 ha giocato la suo ultimo British Open, il Master e ha portato in fine gli Stati Uniti alla vittoria della President’s Cup. E’ stato insignito della Presidential Medal of Freedom quello stesso anno. Ecco i consigli di Jack per coloro che potrebbero essere di fronte alla prospettiva di una protesi d’anca: “Fate tanto esercizio non importa esattamente quale, ma tenetevi in movimento. Penso che questo sia il senso, e se dovrete operarvi, sarete sicuramente più veloci a riabilitarvi”.

Il punto focale è riabilitarsi il prima possibile e per avere questa prospettiva l’intervento dovrà essere il meno invasivo possibile, cioè dovrà minimizzare i danni ai tessuti molli. La risposta è:

L’accesso mininvasivo anteriore all’anca

Quali sono i vantaggi offerti dall’accesso mini-invasivo anteriore?

  • Un più rapido recupero post operatorio poiché permette al chirurgo di lavorare tra i muscoli e i tessuti senza staccarli o tagliarli mantenendoli integri.
  • Minore dolore muscolare = immediata ripresa della funzionalità dell’articolazione
  • Aiuta a prevenire il rischio di lussazioni protesiche mantenendo la nuova articolazione in sede proprio grazie alla conservazione integrale delle strutture muscolari. 
  • Rende minore la perdita ematica intra-operatoria.

 Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?

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Perche è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli. 

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Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli

Ogni altro accesso chirurgico all’anca, laterale (freccia azzurra) o postero-laterale (freccia verde) necessita l’incisione o il distacco delle inserzioni muscolari. Un passaggio anatomico inter-muscolare consente invece a chi pratica la mininvasiva anteriore di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione. Tutto questo grazie anche all’impiego di nuovi impianti protesici e strumentari specifici

SIOT 2009 4

Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.

Riprendere la vita di ogni giorno

Dopo ogni intervento chirurgico si apre una nuova fase per il paziente, quella che dal suo punto di vista diventa la più importante: la guarigione.

Ogni sforzo da parte del chirurgo è finalizzato al successo di questa ultima fase che rappresenta l’obbiettivo d’eccellenza che egli si prefigge prima di ogni atto chirurgico. 

Migliaia di casi maturati in quasi vent’anni di esperienza contribuiscono oggi a fare dell’accesso mini-invasivo all’anca una scelta sempre più condivisa, sia da parte dei pazienti che dei chirurghi.

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Per il Prof. Germano Cammarano ed il Prof. Marco de Peppo, la protesica d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.

Prima struttura in Italia a utilizzarla sin dal 2003

Prima struttura in Italia per numero di pazienti operati

Primo centro di riferimento in Italia dal 2003

 Chirurgia mini invasiva, nuove tecnologie ed una grande esperienza maturata in tanti anni di casi comportano vantaggi concreti. Vieni a conoscerli di persona.

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Il Dr Cammarano a sinistra, e il Dr De Peppo
Se disponete di immagini radiografiche delle vostre articolazioni potete inviarle alla nostra attenzione.
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Se sono in formato tradizionale:

Per potercele fornire è sufficiente fotografarle appoggiandole ad una superficie luminosa, come per esempio lo schermo di un computer purché sia aperto su di una pagina bianca. Dopodiché inviate le foto digitali alla nostra mail:

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“PASSARE TRA I MUSCOLI SENZA INCIDERLI O STACCARLI”


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Dott. G. Cammarano +39 329 1214372 – ARS Medica 06 362081

Dott. M. de Peppo +39 329 1214439 – ARS Medica 06 362081

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Approccio anteriore all’anca

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Protesidanca.net | Vincere 22 Slam forse no ma tornare al Tennis dopo una protesi d’anca si può

Imprese sportive come quelle di Rafa Nadal sono privilegio per pochi, ma tornare a giocare a Tennis dopo un intervento di Protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore può essere alla portata di tutti

Quali sono i vantaggi offerti dall’accesso mini-invasivo anteriore?

  • Un più rapido recupero post operatorio poiché permette al chirurgo di lavorare tra i muscoli e i tessuti senza staccarli o tagliarli mantenendoli integri.
  • Minore dolore muscolare = immediata ripresa della funzionalità dell’articolazione
  • Aiuta a prevenire il rischio di lussazioni protesiche mantenendo la nuova articolazione in sede proprio grazie alla conservazione integrale delle strutture muscolari. 
  • Rende minore la perdita ematica intra-operatoria.

 Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?

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Perche è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli. 

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Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli

Ogni altro accesso chirurgico all’anca, laterale (freccia azzurra) o postero-laterale (freccia verde) necessita l’incisione o il distacco delle inserzioni muscolari. Un passaggio anatomico inter-muscolare consente invece a chi pratica la mininvasiva anteriore di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione. Tutto questo grazie anche all’impiego di nuovi impianti protesici e strumentari specifici

SIOT 2009 4

Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.

Riprendere la vita di ogni giorno

Dopo ogni intervento chirurgico si apre una nuova fase per il paziente, quella che dal suo punto di vista diventa la più importante: la guarigione.

Ogni sforzo da parte del chirurgo è finalizzato al successo di questa ultima fase che rappresenta l’obbiettivo d’eccellenza che egli si prefigge prima di ogni atto chirurgico. 

Migliaia di casi maturati in quasi vent’anni di esperienza contribuiscono oggi a fare dell’accesso mini-invasivo all’anca una scelta sempre più condivisa, sia da parte dei pazienti che dei chirurghi.

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Per il Prof. Germano Cammarano ed il Prof. Marco de Peppo, la protesica d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.

Prima struttura in Italia a utilizzarla sin dal 2003

Prima struttura in Italia per numero di pazienti operati

Primo centro di riferimento in Italia dal 2003

 Chirurgia mini invasiva, nuove tecnologie ed una grande esperienza maturata in tanti anni di casi comportano vantaggi concreti. Vieni a conoscerli di persona.

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Il Dr Cammarano a sinistra, e il Dr De Peppo
Se disponete di immagini radiografiche delle vostre articolazioni potete inviarle alla nostra attenzione.
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Approccio anteriore all’anca

La protesi d’anca mininvasiva anteriore, una scelta sempre più condivisa per tornare presto al movimento ed allo sport | A Roma dal 2003 il primo Centro d’Eccellenza

Occorre sottolineare che gli atleti piuttosto che le star del cinema o dello spettacolo, sono più inclini ad ammettere di avere una protesi d’anca. Ore di formazione e di pratica possono mettere in crisi le articolazioni e aggiungersi a danni già in itinere. Molti di questi ottimi atleti sono portavoce di diverse aziende produttrici di protesi d’anca e di ginocchio, come il golfista professionista Hal Sutton lo è per la Stryker.

Terry Gene Bollea, meglio noto come il suo nome d’arte Hulk Hogan, cita le sue protesi ad entrambe le anche tra i numerosi interventi chirurgici cui si è sottoposto. Hulk sembra orgoglioso dei suoi interventi e alcuni sono andati in onda per il suo reality show, Hogan Knows Best. La prima protesi d’anca di Hulk Hogan fu effettuata nel 2004. Nel 2012 anche l’altro lato portava i segni dell’artrosi e si sottopose così al secondo intervento.

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Lou Ferrigno, attore ed ex Body Builder, ha interpretato il super eroe della Marvel, The Incredible Hulk. Ha vinto per due volte consecutive il titolo di Mr. Universo. Secondo quanto ha detto in un’intervista sostiene che i lunghi anni di allenamenti come culturista professionista hanno compromesso le sue anche.

Per quanto concerne invece, i personaggi politici o pubblici in genere, preferiscono non fare troppa pubblicità sui loro interventi di protesica ed evitare di farsi vedere zoppicare o procedere in maniera claudicante.

L’ex Sexiest Man (People Magazine, 1992)  Nick Nolte si è sottoposto ad un intervento chirurgico di sostituzione dell’anca nel novembre 2014.

Steve Carell, attore, ha avuto un intervento chirurgico di sostituzione dell’anca nel novembre del 2013. Si è infortunato all’articolazione dell’anca giocando a hockey su ghiaccio 12 anni prima e ha sopportato il dolore fino a quando, stanco, ha deciso di sottoporsi all’intervento. Carrel dopo aver descritto la sala operatoria come una camera di tortura ha commentato: Ho guardato diverse operazioni di sostituzione dell’anca con accesso anteriore su YouTube prima del mio intervento. Se siete sensibili vi consiglio di non guardare… Tuttavia, guardarne uno è vantaggioso, perché potrebbero venire in mente domande da porre al vostro chirurgo per avere un quadro della situazione più completo.

Dopo che Arnold Schwarzenegger nel 2007 si ruppe il femore in conseguenza una caduta sugli sci, fu noto che sullo stesso arto aveva una protesi d’anca già dal 2002. Eddie Van Halen fu operato all’anca addirittura nel 1999 a causa di necrosi avascolare della testa. Eddie commentando il suo intervento ha detto che era sveglio durante l’operazione grazie ad un’anestesia epidurale. Aveva solo 44 anni il giorno dell’intervento.

Video in HD dell’intervento di artroprotesi d’anca con accesso mini invasivo anteriore eseguito dal Dr. Cammarano a Roma


L’accesso mininvasivo anteriore all’anca. Una realtà affermata.

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Per il Prof. G. Cammarano e Prof. M. de Peppo, la protesica d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.

  • Prima struttura in Italia a utilizzarla sin dal 2003
  • Prima struttura in Italia per numero di pazienti operati
  • Primo centro di riferimento in Italia dal 2003
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L’equipe, che opera da sempre a Roma è oggi custode di una ragguardevole esperienza che premia chi sin dalle origini ha creduto che le nuove frontiere della protesica dell’anca dovessero innanzi tutto aiutare a ridurre al minimo i danni ai tessuti molli.

Questo consente oggi di controllare meglio il dolore post-operatorio, accelerare la riabilitazione e permettere ai pazienti di recuperare il loro stile di vita più rapidamente. Tutto ciò, unito a nuovi impianti protesici, tecnologie innovative e strumentari specifici, permette oggi di eseguire routinariamente centinaia di interventi mini-invasivi ogni anno.

Per visite in STUDIO chiamare:

Dott. G. Cammarano +39 329 1214372 – Studio  06 8551948

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 Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?

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Da quando nell’ormai lontano 2003, per primi in Italia e tra i pochi al mondo, abbiamo deciso di intraprendere questo nuovo percorso, l’accesso mininvasivo anteriore all’anca è sempre cresciuto in popolarità.

Abbiamo visto affermarsi tra i pazienti questo nuovo approccio sempre di più e con orgoglio oggi possiamo dire che il merito di questa straordinaria storia di successo è anche il nostro.

Ci siamo fatti spazio attraverso i due approcci più utilizzati (laterale e postero-laterale) non senza la diffidenza che normalmente circonda chi si spinge verso nuove strade spostando più in avanti i propri limiti.

Ma dove risiede il segreto di questo successo? Cosa fa dell’accesso mininvasivo anteriore all’anca una via chirurgica cosi speciale?

La “mini anteriore” è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli.

SIOT 2009 5

Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli

Ogni altro accesso chirurgico all’anca, laterale (freccia azzurra) o postero-laterale (freccia verde) necessita l’incisione o il distacco delle inserzioni muscolari. Un passaggio anatomico inter-muscolare consente invece a chi pratica la mininvasiva anteriore di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione. Tutto questo grazie anche all’impiego di nuovi impianti protesici e strumentari specifici

SIOT 2009 4

Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.

 Chirurgia mini-invasiva, nuove tecnologie ed una grande esperienza maturata in tanti anni di casi comportano vantaggi concreti. Vieni a conoscerli di persona.

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– La più grande casisitica in Italia –


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Protesidanca.net | Dr Cammarano & Dr De Peppo | Attori, cantanti, ex atleti. Sempre più numerose le celebrità operate di protesi d’anca

Occorre sottolineare che atleti, star del cinema o dello spettacolo, fino a poco tempo fa erano poco inclini ad ammettere di avere una protesi d’anca. Negli ultimi anni grazie ad accessi chirurgici mininvasivi, nuovi materiali e nuovi strumentari questo intervento è stato esteso a pazienti sempre più giovani e attivi. Questo ha contribuito fortemente al crescere della popolarità di questo intervento.

D’altra parte della comunità scientifica viene ritenuto come uno degli interventi maggiormente di successo nella storia dell’ortopedia. Il beneficio che il paziente ne ricava è tale da restituirgli tutte quelle attività motorie e la libertà di movimento che tristemente aveva dovuto abbandonare.

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Il Dr Cammarano ed il Dr De Peppo

Di conseguenza la richiesta funzionale è sempre più alta e di pari passo si evolvono percorsi fast track per un rapido recupero ed un ritorno veloce al movimento.

Terry Gene Bollea, meglio noto come il suo nome d’arte Hulk Hogan, cita le sue protesi ad entrambe le anche tra i numerosi interventi chirurgici cui si è sottoposto. Hulk sembra orgoglioso dei suoi interventi e alcuni sono andati in onda per il suo reality show, Hogan Knows Best. La prima protesi d’anca di Hulk Hogan fu effettuata nel 2004. Nel 2012 anche l’altro lato portava i segni dell’artrosi e si sottopose così al secondo intervento.

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Hulk Hogan

Lou Ferrigno, attore ed ex Body Builder, ha interpretato il super eroe della Marvel, The Incredible Hulk. Ha vinto per due volte consecutive il titolo di Mr. Universo. Secondo quanto ha detto in un’intervista sostiene che i lunghi anni di allenamenti come culturista professionista hanno compromesso le sue anche.

L’ex Sexiest Man (People Magazine, 1992)  Nick Nolte si è sottoposto ad un intervento chirurgico di sostituzione dell’anca nel novembre 2014.

Steve Carell, attore, si è sottoposto ad un intervento di protesi d’anca nel novembre del 2013. Si è infortunato all’articolazione dell’anca giocando a hockey su ghiaccio 12 anni prima e ha sopportato il dolore fino a quando, stanco, ha deciso di sottoporsi all’intervento. 

Carrel dopo aver descritto la sala operatoria come una camera di tortura ha commentato: “Ho visto diverse operazioni di sostituzione dell’anca con accesso anteriore su YouTube prima del mio intervento. Vederlo è stato vantaggioso, perché ti possono venire in mente domande da porre al tuo chirurgo per avere un quadro della situazione più completo”.

Dopo una caduta sugli sci nel 2007 che gli procurò una frattura femorale Arnold Schwarzenegger, fu noto che sullo stesso arto aveva una protesi d’anca già dal 2002. 

Eddie Van Halen fu operato all’anca addirittura nel 1999 a causa di necrosi avascolare della testa. Eddie commentando il suo intervento ha detto che era sveglio durante l’operazione grazie ad un’anestesia epidurale. Aveva solo 44 anni il giorno dell’intervento.

La Protesi d’Anca Mininvasiva Anteriore all’Anca

Dal 2003 a Roma, una realtà affermata.

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Il Dr Cammarano ed il Dr De Peppo

Per la Divisione di Ortopedia Generale del Dott. G. Cammarano e del Dott. M. de Peppo, la protesica d’anca con accesso mininvasivo anteriore è una realtà suffragata da migliaia di pazienti operati con successo.

  • Prima struttura in Italia a utilizzarla sin dal 2003
  • Prima struttura in Italia per numero di pazienti operati
  • Primo centro di riferimento in Italia dal 2003

L’equipe, che opera da sempre a Roma è oggi custode di una ragguardevole esperienza che premia chi sin dalle origini ha creduto che le nuove frontiere della protesica dell’anca dovessero innanzi tutto aiutare a ridurre al minimo i danni ai tessuti molli.

Questo consente oggi di controllare meglio il dolore post-operatorio, accelerare la riabilitazione e permettere ai pazienti di recuperare il loro stile di vita più rapidamente. Tutto ciò, unito a nuovi impianti protesici, tecnologie innovative e strumentari specifici, permette oggi di eseguire routinariamente centinaia di interventi mini-invasivi ogni anno.


Clinica Ars Medica


 Perché scegliere l’accesso mininvasivo anteriore?

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Da quando nell’ormai lontano 2003, per primi in Italia e tra i pochi al mondo, abbiamo deciso di intraprendere questo nuovo percorso, l’accesso mininvasivo anteriore all’anca è sempre cresciuto in popolarità.

Abbiamo visto affermarsi tra i pazienti questo nuovo approccio sempre di più e con orgoglio oggi possiamo dire che il merito di questa straordinaria storia di successo è anche il nostro.

Ci siamo fatti spazio attraverso i due approcci più utilizzati (laterale e postero-laterale) non senza la diffidenza che normalmente circonda chi si spinge verso nuove strade spostando più in avanti i propri limiti.

Ma dove risiede il segreto di questo successo? Cosa fa dell’accesso mininvasivo anteriore all’anca una via chirurgica cosi speciale?

La “mini anteriore” è una via anatomica che sfrutta l’interstizio tra i muscoli sartorio e retto femorale (medialmente) ed il tensore della fascia lata (lateralmente) per accedere all’anca, senza inciderli o staccarli.

SIOT 2009 5

Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli

Ogni altro accesso chirurgico all’anca, laterale (freccia azzurra) o postero-laterale (freccia verde) necessita l’incisione o il distacco delle inserzioni muscolari. Un passaggio anatomico inter-muscolare consente invece a chi pratica la mininvasiva anteriore di lavorare sull’anca senza effettuare alcun distacco o incisione. Tutto questo grazie anche all’impiego di nuovi impianti protesici e strumentari specifici

SIOT 2009 4

Il risultato è una immediata ripresa funzionale e la consapevolezza di avere al loro posto integre, tutte le strutture muscolo-tendinee dell’articolazione. Questo protegge il paziente dal rischio di lussazione insito negli interventi di artroprotesi d’anca e accelera di conseguenza il recupero post-operatorio.

 Chirurgia mini-invasiva, nuove tecnologie ed una grande esperienza maturata in tanti anni di casi comportano vantaggi concreti. Vieni a conoscerli di persona.

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La VIA ANTERIORE all’ANCA | La nostra filosofia? Una grandiosa esperienza

Soffrire di artrosi all’anca è frustrante. Tornare in forma deve essere una grandiosa esperienza”

Prof. G. Cammarano – Prof. M. De Peppo

Il Prof. Germano Cammarano, a sinistra, e il Prof. Marco De Peppo

La differenza è tutta nell’esperienza. Il Dott. Cammarano e il Dott. De Peppo sono stati tra i primi in Italia e in Europa a dedicarsi all’accesso mini invasivo anteriore all’ancaDal2003 migliaia sono i pazienti operati e moltissimi sono stati i chirurghi che hanno frequentato i loro corsi su questo rivoluzionario accesso chirurgico per la protesi d’anca.

La filosofia del Team è fornire ai pazienti la migliore esperienza associata al miglior risultato. Questo processo comincia già alla prima visita e significa attenzione personale ai dettagli e cura del paziente in ogni fase.

Da quel momento il paziente è costantemente in contatto con il Team, 24 ore su 24. L’attenzione personale ai dettagli e la massima focalizzazione sono le caratteristiche principali dell’esperienza del paziente con il Team di protesidnca.net fondato dal Dott. Cammarano e dal Dott. De Peppo.

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La parola ai Pazienti

Questa esperienza si intraprende discutendo con i chirughi i propri obiettivi di recupero del movimento e risolvendo qualsiasi dubbio si possa avere, inoltre programmando l’intervento chirurgico e un piano di assistenza personalizzato in base alle proprie esigenze.

Pianificare con cura l’intervento con il SSN o in clinica (Ars Medica), vuol dire anche prepararsi per comprendere al meglio tutti gli aspetti pre e post-operatori per far si che questo delicato momento della propria vita si trasformi in una grandiosa esperienza.


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LA PROTESI D’ANCA MININVASIVA ANTERIORE A ROMA DAL 2003

“Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli”


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Dott. G. Cammarano +39 329 1214372 – Studio  06 362081 Ars Medica

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Sport | Cinzia 7a di categoria alla Race 4 The Cure 2019!

Domenica 19 maggio si è svolta la Race for The Cure 2019, ci eravamo dati appuntamento per filmare questa ennesima impresa della nostra atleta Cinzia Turnaturi (operata nel 2017 di protesi d’anca con accesso mini invasivo anteriore ndr) ma le condizioni meteorologiche di questa pazza primavera non ce l’hanno permesso.

Ma l’appuntamento è solo rinviato ad una delle numerose competizioni alle quali Cinzia parteciperà. Intanto ecco il risultato cronometrico della R4TC di domenica scorsa dalle parole della stessa protagonista:

Sono arrivata 7a di categoria su 43 donne tempo 25’36” però il GPS mi dava 5,143 km. Se così fosse l’avrei fatta a 5 minuti a km che era quello che mi aspettavo. Sono stata brava! Sopratutto a non cadere perché era scivoloso! Come classifica assoluta sono arrivata 101 su 427 donne. Non male!

E noi ci associamo ai complimenti per questi magnifici risultati e ci diamo appuntamento alla prossima gara, tempo permettendo!!! Restate in contatto!

 

 


Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli
Protesi d’anca mini invasiva anteriore
A Roma dal 2003 il primo centro d’Eccellenza in Italia

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Sport | Come sta Andy Murray dopo la protesi d’anca?

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Il tre volte campione Slam britannico, Andy Murray, in una recente intervista pubblicata sul sito della BBC dice di non sentire alcuna pressione di tornare al Tennis agonistico dopo il suo intervento di protesi d’anca.

Lo scozzese, 31 anni, dice di sentirsi bene e che finalmente i suoi dolori all’anca sembrano finiti ed il recupero procede per il meglio. Addirittura ha confessato di aver scambiato qualche colpo a tennis stando fermo senza muoversi troppo ed è andata tutto bene.

“Nessuno mi pressa per tornare a giocare, ma se il mio corpo me lo permetterà, ci proverò.”

Intervistato in occasione della Maratona di Londra, dove è stato il cerimoniere ufficiale, Murray ha detto che l’anca sta bene, non sente dolore ma solo un pò di debolezza muscolare a causa dell’incisione chirurgica.

“Non soffro più per il dolore, sono felice e mi godo la vita”

L’ex numero uno del mondo Murray ha giocato tra varie sofferenze e l’ultimo suo torneo ufficiale agli Australian Open lo scorso gennaio, dove è stato battuto da Roberto Bautista Agut nel primo turno.

Come molti sanno prima del torneo dichiarò, in una drammatica conferenza stampa, di ritirarsi al massimo dopo Wimbledon ma che in ogni caso, dato il peggioramento delle condizioni dell’anca,  gli Australian Open sarebbero potuti essere il suo ultimo evento e così fu.

Murray si è sottoposto ad un intervento di protesi d’anca il 28 gennaio scorso. Nessun giocatore professionista nel singolare Atp ha mai giocato con una protesi con l’unica eccezione per Bob Bryan che è rientrato a competere nei doppi cinque mesi dopo l’intervento all’anca subito nel 2018.

La madre di Murray, Judy, ha dichiarato di essere “cautamente ottimista” sul ritorno all’azione del figlio “forse quest’estate”.


Passare tra i muscoli senza inciderli o staccarli
Protesi d’anca mini invasiva anteriore 
A Roma dal 2003 il primo centro d’Eccellenza in Italia

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Andy Murray | Quali sono le sue prospettive dopo l’intervento di protesi d’anca?

iAndy Murray in questo inizio di 2019 ha subito l’intervento all’anca che ha determinato la fine delle sue sofferenze ma cosa rispondere a chi vorrebbe rivederlo in campo tra i Fab Four? Risponde a questo quesito lo stesso chirurgo che lo ha operato: il Professor Max Fehily.

Il tre volte campione Slam ha raccontato di aver sofferto dolori ogni giorno, persino di aver faticato a mettere i calzini o portare a spasso i cani. Occorre tener presente che anche la leggenda del doppio, l’americano Bob Bryan, è stato operato di protesi d’anca nel 2018.

Bryan, 40 anni, cinque mesi dopo l’intervento ha giocato con il fratello gemello Mike agli Australian Open appena terminati. Cosa aspettarsi quindi da Andy? Purtroppo, la protesi d’anca non è un rimedio magico.

Anche se l’intervento ha risolto il problema, le componenti metalliche (Andy ha una protesi resurfacing, concetto diverso da una protesi con stelo tradizionale) potrebbero andare incontro ad usura precoce dopo 10 o 15 anni, se il paziente è molto attivo e potrebbe un giorno essere necessario un intervento di revisione.

Il Prof Fehily ha aggiunto inoltre che il 95% dei pazienti operati sono molto soddisfatti e ritornano ad una vita attiva. Vanno a sciare, nuotare, in bicicletta o giocare a golf. Ma certamente nessuno di loro prospetta di ritornare al tennis professionistico.

Oggi la stragrande maggioranza delle persone operate all’anca – nel Regno Unito – hanno più di 55 anni ma in generale grazie a tecniche mini invasive e nuovi materiali sempre più performanti si è abbassata molto l’eta media dei richiedenti. Qual’è quindi la prospettiva a lungo termine?

Se Murray dovesse essere in grado di tornare al tennis agonistico, si esporrà a dei rischi oltre che per l’impianto anche verso l’altra anca che potrebbe vedere una accelerazione della malattia artrosica.

Bob Bryan, ha riferito che è da tempo che Murray lo segue e si informa delle sue condizioni in relazione ad un ipotetico ritorno al Tennis con la protesi. Lo specialista del doppio definisce i singolaristi come dei mostri.

Quei ragazzi corrono per tutto il campo fino allo sfinimento per quattro ore, avrà Andy la reattività esplosiva necessaria al suo gioco?

In ogni caso, sostiene sempre Brian, Andy avrebbe messo la firma solo a tornare ad una vita normale, poter camminare e godersi la famiglia senza la presenza fissa del dolore…

Fonte BBC Sport

Sport | Andy Murray operato di protesi d’anca

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Come già anticipato nel nostro precedente post (…più che di infortunio per il tennista scozzese si può parlare di una vera e propria malattia dell’anca – nella maggioranza dei casi è così – Ed essa, anche nella sua fase iniziale, può degenerare rapidamente in una vera e propria artrosi, e quest’ultima oggi trova una soluzione drastica solo con l’applicazione di una protesi) il campione scozzese qualche giorno fa è stato operato all’anca destra con una protesi.

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Quello che inizialmente veniva descritto come infortunio si è rivelato essere in realtà una vera malattia artrosica e per quest’ultima, almeno attualmente, non esiste altra soluzione che la protesi. Il tennista sfinito dal dolore ha “tagliato la testa” al toro ponendo un termine alle sue sofferenze.

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La questione ora ruota più che altro sul suo possibile ritorno o meno alle competizioni. Come già scritto in precedenza, esiste una lista di attività sportive compatibili con la protesi d’anca secondo il comune parere della comunità scientifica.

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Tra queste il tennis è incluso solo nel doppio, questo a causa dei bruschi spostamenti che l’atleta compie quando deve coprire l’intero campo anziché condividerlo con il compagno.

Tutta la problematica ruota sulla opportunità o meno di sollecitare troppo l’impianto con conseguenze sulla vita dello stesso.

Non si può negare che ultimamente si sottopongono all’intervento di protesi d’anca pazienti sempre più giovani ad alta richiesta funzionale incoraggiati dalla possibilità di recuperare velocemente e tornare alle loro attività sportive il prima possibile.

Accessi chirurgici mini invasivi, nuovi materiali e strumentari chirurgici dedicati possono oggi contribuire a questo formidabile risultato. Ma tornando al campione di Tennis Andy Murray, pretendere che una normale attività sportiva possa essere paragonata ad un impegno professionistico di altissimo livello è tutta un’altra cosa.

Non c’è letteratura a riguardo, nessun professionista al momento risulta competere a livello nazionale o internazionale con una protesi d’anca.

Se vedremo il campione competere nuovamente e per diversi anni con la sua protesi, vorrà dire che si dovranno riscrivere alcuni parametri.

C’è da sottolineare tra le altre cose che il tennista scozzese, a giudicare dalla lastra che mostra in foto, sembra avere un principio di artrosi anche all’anca sinistra. Questo non depone bene sul futuro della sua eventuale carriera da protesizzato.

In conclusione non occorre essere professionisti per tornare ad una normale attività sportiva ed essere felici. Serve più che altro un pò di moderazione e mettere come priorità il riassaporare la gioia di muoversi liberamente e godersi la vita.



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MoneyGram Award | Marie Terese è l’imprenditrice immigrata dell’anno

La premiazione al MoneyGram Award

Da “la Repubblica.it”

Marie Terese Mukamitsindo fuggì dal Ruanda con i figli 22 anni fa, per finire in un container al freddo alle porte di Roma. Gestisce una cooperativa che ospita oltre 800 migranti. “La gente è impaurita, impoverita, è diventata ostile. Un tempo era più accogliente. Quando mi è arrivato il foglio di via, tra chi mi conosceva partì una raccolta firme per farmi avere i documenti”

ROMA – Marie Terese è partita senza valige, senza risparmi, con solo i figli piccoli in braccio. È fuggita dal Ruanda, ha attraversato un intero continente, ha dormito per mesi in un container ghiacciato alle porte di Roma, ha avuto il foglio di via, per due anni è stata “invisibile” e senza documenti. Ma non si è arresa. Oggi Marie Terese dà lavoro a 159 persone, tra assistenti sociali, psicologi, mediatori culturali, di cui ben 147 italiani, accoglie nei suoi centri 800 richiedenti asilo e ha vinto il MoneyGram Award come imprenditrice immigrata dell’anno.

La storia di Marie Terese Mukamitsindo comincia nel 1996 quando atterra a Fiumicino con tre figli di 5, 8 e 17 anni. La famiglia si è lasciata alle spalle la guerra civile in Ruanda, è arrivata in Tanzania e da lì è volata in Italia. I primi tempi sono difficili: Marie Terese e i sui figli finiscono in un centro d’accoglienza improvvisato vicino a Fregene: Dormivamo in un container freddissimo, poggiato a terra. Le docce erano distanti dieci minuti a piedi e l’acqua sempre ghiacciata. Dopo qualche mese mi ragiunse anche il mio quarto figlio”. La donna non ha il permesso di soggiorno e riceve il foglio di via: deve lasciare l’Italia. Ma non mancano i ricordi positivi: “Oggi la gente è impaurita, impoverita, ostile ai migranti. Un tempo era più accogliente. Quando mi è arrivato quel foglio di via ero a Sezze, in provincia di Latina. Molti cittadini, che avevano imparato a conoscermi, proposero di fare una sottoscrizione e andare in questura per farmi avere i documenti”.

Finalmente nel 1998 Marie Terese ottiene l’asilo. Lavora coma badante, riesce a farsi riconoscere la laurea e si iscrive all’albo degli assistenti sociali. Nel 2001 realizza il suo primo progetto di accoglienza per donne sole con bambini. Poi nel 2004, con l’aiuto dell’Unhcr e della Comunità europea, apre a Sezze la cooperativa Karibu, con lo scopo di offrire ai richiedenti asilo accoglienza e opportunità di lavoro. L’anno dopo festeggia la cittadinanza italiana. “Oggi tutti i miei figli sono italiani e sarebbe giusto che chiunque nasca e cresca qui lo sia: per questo quella dello ius soli era una riforma necessaria”. Oggi la cooperativa di Marie Terese tra case per minori e centri Sprar ospita oltre 800 migranti, con laboratori di lingua, corsi di cucina e di cucito, “perché l’assistenzialismo senza educazione è inutile”.


Un privilegio aver avuto Marie Terese tra i nostri pazienti e aver potuto dare un nostro piccolo contributo pubblicando la sua intervista.


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